I font di Quentin Tarantino

I font di Quentin Tarantino

Giovanni Blandino Pubblicato il 11/16/2020

Citazioni, pot-pourri di generi, qualche feticcio e molta stravaganza: le caratteristiche di Quentin Tarantino trovano decisamente spazio anche nel lettering utilizzato nei titoli di testa delle sue pellicole. Quanti altri registi riuscirebbero a impiegare quattro diversi font in una sequenza di pochi secondi, come succede in Kill Bill? Ci sono poi gli omaggi al lettering degli spaghetti western, i prestiti di font dai B-movie anni Settanta e alcuni caratteri tipografici che ricorrono praticamente in ogni pellicola. Insomma, anche dal punto di vista tipografico, il maestro del cinema americano sembra non annoiarci mai. Qui trovate una carrellata con gli esempi dei titoli di testa più iconici dei leggendari film di Tarantino.

Le Iene

Le Iene — il primo film di Quentin Tarantino — fu realizzato con un budget irrisorio, tanto che alcuni attori dovettero portare in scena vestiti e macchina propri. Forse è anche questo che dona alla pellicola una patina particolare, a metà tra il fatto in casa e un vecchio film poliziottesco. Come si intuisce già a partire dai titoli di testa.
Immagine: http://annyas.com/
I protagonisti sono ripresi al rallentatore nella ormai celebre camminata, mentre sullo schermo appare il loro nome: il font utilizzato è quello graziato del Palatino, in un color senape che diverrà marchio di fabbrica per quasi tutti i film di Tarantino. Una hit anni Settanta calca il ritmo in sottofondo. Il titolo del film è realizzato nel classico Garamond, altro carattere tipografico graziato – nato in Francia nel Cinquecento e arrivato a noi con diverse modifiche. In Italia tra l’altro è un font “da record”, come abbiamo raccontato qui. Mentre i titoli corrono puliti e ben cadenzati, il sonoro ci suggerisce che qualcosa sta cambiando: la musica scema e in sottofondo si iniziano a udire degli strani lamenti. Vi ricordate chi è in un brutto guaio?

Pulp Fiction

Il più conosciuto dei film di Quentin TarantinoPulp Fiction — dà il via a uno speciale sodalizio tra il regista americano e la Pacific Title, compagnia di Hollywood specializzata fin dai tempi del cinema muto nel design dei titoli. La Pacific Title prima e il loro designer Jay Johnson dopo, firmeranno la realizzazione grafica dei titoli in tutti i successivi film di Tarantino.
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Dopo averci proposto la definizione di pulp secondo l’American Heritage Dictionary in un classico Times New Roman, inizia una sequenza iniziale che già ci prepara a quello che vedremo nelle due ore successive: dialoghi da strada, cattive intenzioni e citazioni anni Settanta. I primi titoli di testa sono in ITC Busorama, un font sans serif disegnato da Tom Carnase nel 1970 che unisce l’art deco a uno stile da fricchettoni. Dal basso, compare l’ormai iconico titolo del film in un carattere molto potente: l’Aachen Bold del 1969. In sovraimpressione in bianco ci sono i crediti degli attori: il font usato è in tutta probabilità l’ITC Benguiat modificato nelle lettere iniziali. Questo font graziato è stato creato nel 1977 dal maestro del font design Ed Benguiat ed è usato anche per il logo di una recente serie tv, indovinate quale. Qualcuno poi cambia stazione radio e… ci ritroviamo su una Chevrolet con John Travolta e Samuel L. Jackson.

Jackie Brown

I film di Quentin Tarantino sono farciti di citazioni: pellicole underground, poliziotteschi italiani e B-movie. In Jackie Brown – terzo film del regista americano e probabilmente il meno conosciuto – tutto, anche il lettering del titolo, è un grandioso omaggio alle pellicole blaxpoitation. Il blaxpoitation è un genere nato negli Stati Uniti negli anni Settanta che si può riassumere più o meno così: musiche funk, tanto soul, poco budget e pubblico di riferimento afroamericano.
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Il titolo del film è realizzato accentuando le caratteristiche funky dell’ITC Tiffany, altro font realizzato da Ed Benguiat nel 1974. Il riferimento principale è la locandina di Foxy Brown, film blaxpoitation del 1974 interpretato dalla stessa protagonista scelta da Tarantino: Pam Grier. Anche il carattere utilizzato per il logo di Foxy Brown è realizzato dal prolifico Ed Benguiat: il Benguiat Caslon. Non c’è da stupirsi: Ed Benguiat è un longevo – oggi ha 93 anni – e importante designer di caratteri che ha realizzato più di 600 font e molti font di titoli cinematografici.

Inglourious Basterds

Abbiamo visto come spesso l’uso dei font nei titoli di testa dei film di Quentin Tarantino ricalchi in qualche modo il suo stile cinematografico. E se c’è una cosa che Tarantino adora è quella di apparire nei suoi film. I suoi cameo sono innumerevoli: in Pulp Fiction si ritrova in casa John Travolta e Samuel L. Jackson con un grosso problema da risolvere, mentre ne Le Iene fa parte della banda di malviventi.
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In qualche modo anche nei titoli di testa di Inglourious Basterds – sesto film del regista – c’è un suo cameo. Il titolo del film è infatti scritto di suo pugno: l’immagine è stata ripresa dalla copertina della sua sceneggiatura finale, completata in data luglio 2008.

The Hateful Eight

I due film western di Quentin Tarantino offrono una ghiotta opportunità per andare a ripescare alcuni spaghetti western, anche dal punto di vista dei caratteri tipografici.
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Il font usato per il titolo di The Hateful Eight — l’ottavo film di Quentin Tarantino – è stato disegnato Jay Johnson prendendo ispirazione: da centinaia e centinaia di spaghetti western! In particolare, il lettering quasi giocoso del titolo ricorda le creazioni di Iginio Lardani, il “Sergio Leone” del disegno dei titoli – che ha firmato le intro più famose del genere. I crediti degli attori in ITC Bookman, color senape, ci ricordano infine – se non l’avevamo già capito – che stiamo guardando un film di Tarantino.

C’era una volta a Hollywood

L’ultimo film di Quentin Tarantino è una sorta di favola hollywoodiana, a metà tra l’omaggio e la nostalgia: ci sono vestiti d’epoca, auto d’epoca, locandine d’epoca e, ovviamente, tanto tanto lettering vintage.
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Una delle chicche più interessanti del film – per noi appassionati – è sicuramente la scena in cui le insegne luminose di Hollywood si accendono uno ad uno. Una sequenza che ci regala trenta secondi di pura immersione nella grafica anni Sessanta!
Ma parliamo dei titoli di testa. Inizia C’era una volta a… Hollywood e ci sentiamo a casa quando vediamo gli ormai caratteristici font: ITC Bookman e ITC Busorama, ovviamente in color senape. Il titolo del film invece farà la sua apparizione solo nei titoli di coda, quasi a sugellare la fine di questa fiaba moderna. Abbiamo dunque visto come le scelte tipografiche nei film di Tarantino non siano molto distanti dal suo modo di fare cinema, uno stile unico e ormai riconosciuto che il disegno dei titoli va in qualche modo a completare. Ci sono degli elementi ricorrenti, come il Bookman e il Busorama. Ci sono dei font che citano esplicitamente interi filoni estetici, come il mondo western o il funky di Jackie Brown. C’è anche un sano tocco di bel personalismo alla… Tarantino.