Alcuni font da record nel mondo della stampa

Alcuni font da record nel mondo della stampa

Giovanni Blandino Pubblicato il 7/14/2018

Di font parliamo spesso sul nostro blog: quello che prima sembrava un argomento da soli addetti ai lavori, oggi invece è sempre più una tematica di uso comune soprattutto per chi, anche solo per hobby o passione, ha a che fare con la stampa e l’editoria. Quali sono i font più utilizzati per stampare i libri? Quali per marchi e insegne? C’è un font più economico di altri nella stampa dei documenti? Oggi vi raccontiamo alcune curiosità sui font più importanti nel campo dell’editoria e della stampa.

I font più economici da stampare

Non sappiamo dirvi con certezza qual è il font più economico al mondo, ma sicuramente ci sono font che consumano molto più inchiostro di altri e quindi risultano più dispendiosi da utilizzare. Uno di questi è l’Arial: il parente dell’Helvetica utilizzato in ambiente Windows a partire dal 1992. Secondo alcuni studi l’Arial consuma il 27% più inchiostro del Times New Roman. Meglio dell’Arial sono anche font come il Calibri, che è il font di default sui prodotti Microsoft Office dal 2007. Un font realizzato appositamente per risparmiare più inchiostro è l’Ecofont, un carattere sviluppato nei Paesi Bassi che presenta dei piccoli buchi all’interno delle lettere così da far risparmiare fino al 15% di inchiostro. Anche se esteticamente non è sicuramente il font più bello a vedersi, l’Ecofont nel 2010 si è guadagnato il premio European Environmental Design Award, anche se alcuni ricercatori dell’Università del Wisconsin ne hanno criticato l’efficacia in alcuni casi.

Il font più utilizzato in loghi e marchi

La segnaletica della metropolitana di New York [immagine: flickr/John Davey CC BY-NC]
Uno dei font più famosi e utilizzati al mondo è sicuramente l’Helvetica. Basterebbe solo un esempio: avete presente gli shuttle della NASA? Beh, la scritta United States sul loro fianco è realizzata proprio in Helvetica. Creato nel 1957 dal designer svizzero Max Miedinger insieme a Eduard Hoffmann (inizialmente con il nome di Haas Grotesk), l’Helvetica si contraddistingue per il suo design decisamente neutrale. Ed è proprio questo che ne ha decretato la fortuna: fin dagli anni Settanta è stato utilizzato in moltissimi loghi, il designer italiano Massimo Vignelli lo sceglie per la segnaletica della metropolitana di New York e, nel 1984, Steve Jobs inserisce l’Helvetica come carattere di default del Macintosh, decretandone il successo anche nel grande pubblico (perdurerà come font dei sistemi operativi della Apple fino al 2015). Attualmente sono decine e decine i grandi marchi che usano l’Helvetica tra cui Jeep, American Airlines, Lufthansa, Skype, American Apparel, Behance, Motorola, Panasonic, Tupperware e tanti tanti altri. Per i più appassionati di questo font, nel 2017 è uscito il documentario “Helvetica” di Gary Hustwit. Ecco il trailer.

Il font più stampato in editoria

[Immagine: Blythwood CC BY-SA]
Uno dei font più utilizzati in editoria in quasi tutto il mondo è il Garamond. Il carattere francese —realizzato nel Cinquecento da Claude Garamond — è largamente utilizzato in diverse sue varianti nell’editoria francese, anglosassone e italiana. In Italia ad esempio quasi tutti i libri sono stampati in Simoncini Garamond, un rimaneggiamento degli anni Cinquanta del classico font francese ad opera del tipografo bolognese Francesco Simoncini.
Altri font utilizzati nell’editoria italiana sono il Palatino (nella narrativa Mondadori) e il Baskerville (utilizzato da Adelphi). Nell’editoria anglosassone si usano invece anche il Minion, il Caslon, il Bembo e il Janson.

Il più antico font stampato ancora oggi

Il font Bembo [immagine: dominio pubblico]
Quanto può essere longevo un font? Molto… diciamo fino a oltre cinquecento anni! È il caso del Bembo, un font creato attorno al 1495 e in uso ancora oggi nell’editoria britannica. Ad esempio la Cambridge University Press ne ha fatto un uso estensivo. A realizzare il font a Venezia fu lo stampatore Francesco Griffo, allievo di Aldo Manuzio, che lo utilizzò per stampare i libri del poeta e cardinale veneziano Pietro Bembo. Nel 1929 il font fu ricreato da Stanley Morison per la Monotype Corporation. Il font si distingue per la sua classicità ed eleganza: probabilmente è anche per questo che è in uso ancora oggi!