A Torino c’è un laboratorio unico per chi ama la stampa artistica

A Torino c’è un laboratorio unico per chi ama la stampa artistica

Giovanni Blandino Pubblicato il 2/13/2023

A Torino c’è un laboratorio unico per chi ama la stampa artistica

Nella zona sud di Torino, non lontano dalla ferrovia, c’è una vecchia fonderia di inizio Novecento. Nel 2010 la fonderia è stata ristrutturata ed è diventata la casa di numerose attività di innovazione, di partecipazione e di cultura. Tra queste, ci sono ad esempio uno dei primi coworking in Italia, decine di startup e un Fablab. Ma c’è anche un luogo molto particolare per appassionati e designer professionisti: il Print Club Torino.

Il Print Club Torino è un laboratorio creativo di stampa e arti grafiche dove sperimentare e condividere idee, tecniche e processi. Dentro si possono fare tantissime cose: ci sono percorsi didattici annuali dedicati all’incisione, legatoria e calligrafia; workshop singoli su – ad esempio – papercraft, modellazione o textile design; macchinari per la stampa serigrafica e risograph. Attorno al laboratorio orbita una community di appassionati e creativi e si organizza uno dei principali eventi italiani dedicati alla grafica: i Graphic Days.

Attirati da questa realtà di successo nel mondo della stampa artistica, abbiamo cercato di saperne di più. Da che percorso arrivano i fondatori e con quali idee? Cosa è cambiato negli anni? In che modo questa attività diventa economicamente sostenibile? Abbiamo intervistato Luisella Cresto – responsabile del laboratorio e tra i fondatori del Print Club – e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose.

Ciao Luisella. Ci racconti com’è nato il Print Club?

Il Print Club apre ufficialmente il 1 ottobre 2015. Il laboratorio nasce dall’unione di due associazioni con sensibilità affini e interessi comuni. L’associazione Tal (Try Again Lab) – in cui si sperimentava con la stampa e la serigrafia e c’era una gran voglia di ampliare il più possibile il proprio orizzonte – e Plug che stava esplorando il design come strumento di socialità.

Fin dall’inizio avevamo le idee molto chiare: il Print Club non è una tipografia né una copisteria. È un luogo particolare, aperto al pubblico, un laboratorio dove i saperi sono condivisi.

Cosa si fa al Print Club di Torino?

Anzitutto Print Club è un laboratorio nell’accezione classica: si viene in laboratorio per stampare e utilizzare i macchinari. Sono presenti stampanti digitali inkjet e laser, una stampante risograph, diversi banchi e una giostra per la serigrafia, macchinari per realizzare interventi di finitura e legatoria manuale.

Ma c’è anche una parte altrettanto importante: la consulenza. I soci possono arrivare al Print Club con un concept e svilupparlo insieme a un tutor. Il che vuol dire ragionare su come procedere e quali tecniche di stampa si possono applicare, ma anche capire la sostenibilità di un’idea – sia ambientale che economica.

Immagine: Print Club Torino

Chi si tessera al Print Club ha quindi diritto di accedere al laboratorio e all’utilizzo dei macchinari, ma ha anche alcune ore da spendere gratuitamente con un tutor (anche online). Oltre a questo ci sono gli eventi – di cui i Graphic Days sono l’appuntamento più conosciuto –, attività di formazione per le scuole superiori, attività di team building e i workshop [qui il calendario di workshop del Print Club Torino].

Quali di queste attività hanno contribuito di più al vostro successo e, anche, alla sostenibilità economica del vostro progetto?

Essere riusciti a far funzionare il luogo come laboratorio di stampa e di produzione è stato decisivo. Ma la nostra forza è anche quella di essere un progetto culturale: ovvero essere in grado di lavorare con le altre associazioni e realtà del territorio, contribuire a realizzare un sapere condiviso. Era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati all’inizio del nostro percorso e sono molto contenta nel vedere che lo stiamo raggiungendo.

Oltre a questo, c’è la capacità di sviluppare nuove idee, nuove direzioni e nuove progettualità in maniera molto veloce.

Raccontaci qualcosa di più su fondatrici e fondatori del Print Club. Arrivate tutti dal mondo della stampa e del design?

Prima di tutto dobbiamo dire che il gruppo che ha fondato il Print Club era decisamente numeroso e coinvolgeva anche molti studenti e volontari. Adesso nel team sono rimaste attive una decina di persone che si occupano del Print Club e dei Graphic Days®.

I nostri background sono in realtà molto vari. Fabio Guida, ad esempio, che cura i Graphic Days®, è architetto, ha uno studio di comunicazione ed insegna. Giuseppe Quercia, il presidente del Print Club, è psicologo e ha un’attività anche in campo turistico. Un percorso in qualche modo più “classico” e simile lo abbiamo io e Ilaria Reposo, la direttrice del Print Club: arriviamo dal graphic design e dall’art direction, abbiamo lavorato in agenzia occupandoci però anche di stampa artistica. In agenzia, davanti al computer, ci mancava molto il lato manuale del nostro lavoro – anche da questo tipo di esigenze è nato il Print Club.

Da quando siete nati circa duemila persone si sono associate al Print Club. Che tipo di pubblico frequenta i vostri spazi e le vostre attività?

Il pubblico è decisamente variegato. E questa è – secondo me – una delle bellezze di questo luogo. Ci sono designer affermati che vengono a seguire un corso, ma anche persone alle prime armi. C’è chi aveva iniziato a lavorare con la grafica ma poi ha deciso di intraprendere altre carriere. Ci sono studenti, ci sono persone che amano il mondo della stampa e della grafica e che vogliono imparare cose nuove. C’è chi ne vuole fare una professione.

Immagine: Print Club Torino

Ci raccontate un aneddoto che descriva il Print Club?

Ogni persona che varca la porta del laboratorio porta con sé una storia. Una caratteristica interessante di Print Club secondo me è la capacità di accogliere i percorsi personali di ciascuno. C’è molta generosità e non c’è giudizio. In questo senso è un luogo molto “zen”.

Una bella storia che mi viene in mente è questa. L’anno scorso l’artista Alice Serafino ha frequentato il laboratorio per stampare delle serigrafie (solitamente lei lavora invece con la cianotipia). Ad aiutarla c’erano due nostri tirocinanti. È comune che ragazzi e ragazze degli istituti grafici del torinese e studenti universitari trascorrano periodi di tirocinio da noi. E quando capita che un’artista come Alice frequenti il laboratorio per chi fa tirocinio è un’occasione unica perché si può imparare tantissimo osservando un professionista al lavoro.

Infine, l’artista ha anche regalato una serigrafia firmata a ciascuno dei due tirocinanti a dimostrazione che il Print Club è un luogo in cui poter vivere anche un’esperienza di crescita personale oltre che professionale.

Sono ormai oltre sette anni che siete in campo con Print Club Torino ed avete un punto di osservazione privilegiato sul mondo della stampa artistica. Avete notato dei cambiamenti in questi anni?

Se parliamo delle tecniche di stampa è facile individuare dei cicli rispetto a tecniche più utilizzate in determinati momenti.

Per esempio, la serigrafia ha vissuto una sorta di rinascimento negli ultimi dieci o quindici anni, ma nel corso dei decenni è tornata ciclicamente in auge. In realtà è una tecnica di stampa che non è mai scomparsa come non sono mai scomparsi negli ultimi cinquant’anni gli atelier di serigrafia. Negli ultimi mesi la risograph – una tecnica non troppo conosciuta finora – è sempre più apprezzata e riconosciuta.

Immagine: Print Club Torino

Per noi invece il vero cambiamento è stata la pandemia. È stato un momento duro, ma ci siamo scoperti un’associazione flessibile e attenta a quello che succede. Nel periodo di chiusura abbiamo iniziato a ragionare su come coinvolgere la nostra community anche a distanza, con nuovi strumenti. Un esempio è il progetto “Around the world” – un viaggio grafico collettivo con cui volevamo dare la possibilità ad appassionati e artisti di esprimersi e restare in contatto anche durante i mesi di restrizioni.

Da quel momento abbiamo anche deciso di fornire le ore di tutoraggio gratuito comprese nel tesseramento anche a distanza. Così il laboratorio si è aperto in qualche modo anche a chi non abita a Torino.

Potete svelarci qualcosa sul vostro futuro?

Stiamo già lavorando al festival Graphic Days® del 2023, non possiamo ancora svelare tutte le novità e il tema della prossima edizione ma è probabile che indosseremo magliette a maniche corte al posto di maglioni e sciarpe!

Oltre alla programmazione di workshop durante l’anno, organizzeremo una Summer School nel periodo estivo e stiamo valutando quale ospite invitare.

Le Summer School sono percorsi intensivi e approfonditi su diverse tecniche, dall’incisione all’illustrazione. E tutti gli anni cerchiamo un nome di rilievo da proporre ai nostri studenti. Coinvolgiamo sempre professionalità solide che possano approfondire le tecniche e allo stesso tempo mostrare che si può farne una professione. In passato abbiamo ospitato il maestro incisore Giancarlo Busato, l’illustratore Lucio Schiavon, l’artista Jesus Cisneros e Fernando Cobelo.

Sono tutti professionisti affermati ma molto generosi e innamorati del loro lavoro.