Incontro con il calligrafo Julien Chazal

Incontro con il calligrafo Julien Chazal

Elisa Brivoal Pubblicato il 1/26/2019

Avevamo già parlato di lui in un articolo sui migliori corsi di calligrafia europei. Julien Chazal è un noto artista che ha collaborato con grandi marchi, ma non solo. Nell’ultimo periodo, ha deciso di esplorare nuovi orizzonti calligrafici e artistici in particolare, impegnandosi al contempo nella lotta contro l’analfabetismo di ritorno. Incontro con un celebre artista, presidente della sezione Calligrafia del concorso per artigiani Meilleur Ouvrier de France.

Come ha scoperto la calligrafia e com’è che ha deciso di trasformarla nel suo lavoro?

Ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Nancy. Durante i corsi, l’arte astratta era onnipresente, ma non ero soddisfatto perché trovavo che mancasse di tecnica. Un giorno, durante uno stage che stavo frequentando per imparare dei concetti di impaginazione, ho incontrato un professore molto intraprendente, un calligrafo esperto, che mi ha fatto scoprire i pigmenti e un universo ricchissimo di risorse pittoriche e artistiche. Contrariamente a quello che avevo imparato in Accademia, la calligrafia era una tecnica precisa e questo mi interessava molto.

È un’arte che conferisce valore al lavoro, proprio come accade per le opere degli artigiani d’arte. Il passaggio da semplice passione a professione vera e propria non è stato semplice. Mi sono trasferito a Parigi e ho iniziato subito a dare lezioni. Poi ho lavorato per società di comunicazione, case editrici, mass media, ecc. e grazie a degli incontri sul lavoro, ho potuto partecipare a progetti stimolanti e vivere della mia passione. Nel settore del lusso, la qualità è centrale e il campo in cui lavoro risulta quindi interessante. Per trovare più opportunità, ho iniziato a partecipare a diversi eventi, come le Fashion Week parigine. La calligrafia latina è stata riscoperta da poco, bisogna quindi invogliare le aziende a servirsene.

Cosa scrive per piacere personale, non per lavoro?

Prima avevo molti progetti diversi, adesso, invece, li seleziono maggiormente per concentrarmi solo su cose che mi piacciono. Realizzo delle bozze per eventuali articoli da commercializzare, come cartoline, incisioni su pietra, erbari scritti con le tecniche calligrafiche, calchi e molto altro… Insomma, mi diverto. Ormai ho scelto un orientamento più artistico e studio in particolare i grandi formati. La calligrafia ha una dimensione legata intrinsecamente al corpo e trovo questa associazione intrigante.

Oppure, solo per piacere personale, scopro nuovi materiali come la pergamena, il vetro o la pietra, sperimento nuovi leganti, pigmenti e colle o riscopro i ritratti realizzandoli con tecniche miste basate su disegno e calligrafia. Le mie opere possono spaziare dalla street art a creazioni più intime. Mi piace soprattutto realizzare incisioni su materiali naturali come la pietra, il legno, ecc. Ci sono tante cose che non ho avuto ancora il tempo di fare!

Ha provato tutti i tipi di calligrafia? È specializzato in calligrafia latina, perché?

Esistono tre tipi di calligrafia: asiatica, latina e araba. Le ho provate tutte, ma la calligrafia latina rappresenta la mia cultura, quindi ho deciso spontaneamente di prediligerla. Non è molto conosciuta e in molti la capiscono realmente solo quando osservano le miniature medievali. Le lettere sono ovunque, ma spesso non le vediamo. Tuttavia, fanno parte della cultura grafica, dalle opere del Medioevo, ricche di iscrizioni, ai quadri di Picasso, Klimt o Mucha.

In Asia la calligrafia è riconosciuta a pieno titolo, mentre in Europa distinguiamo la forma dal contenuto. Le opere devono sempre avere un senso dal punto di vista intellettuale, non possono semplicemente avere un valore estetico o essere divertenti; credo che sia un vero peccato. Anche quando realizzo lavori che mi vengono commissionati, che si tratti di un sandwich o di un profumo, è necessario giustificare ogni scelta.

Ha degli strumenti preferiti? Con quale tipo di pennello o pennino preferisce lavorare? E ha preferenze per la carta?

Ho un atelier ben attrezzato ed è proprio questo che mi piace della calligrafia. Strumenti come il calamaio o il porta pennino sono l’opposto della tecnologia, ma paradossalmente si associano a essa senza problemi. La calligrafia è un’arte di vivere. Tutto ciò che lascia una traccia su un supporto può essere un’opera calligrafica, è un’arte in realtà molto semplice. In tutti i paesi si incide la pietra o si scrive sulla carta con il metallo del pennino, tranne in Asia, dove si prediligono invece le tecniche di assorbimento. Gli asiatici accarezzano la carta, mentre gli europei sono più aggressivi. Per quanto riguarda i miei strumenti preferiti, dipende dal momento e da cosa voglio esprimere.

Mi interessano in particolare i pennelli piatti e a punta fine, hanno una sensibilità diversa rispetto al metallo. Utilizzo molto la carta da macchina standard e a volte la carta colorata per le incisioni o delle grane cotonose di lusso. Dipende tutto da cosa voglio esprimere e dai risultati che voglio ottenere.Qual è la parola che preferisce scrivere? E quella che le piace di meno?

A dire il vero, mi sono dedicato alla calligrafia per tanto tempo e ora sono un po’ stanco di scrivere. Posso però citare due parole che mi piacciono molto. La prima è “pangramme” (pangramma). Il termine indica una frase che deve essere quanto più breve possibile, ma deve contenere tutte le lettere dell’alfabeto. Questo tipo di frase permette ai principianti di calligrafare tutte le lettere divertendosi. La seconda è “pétrichor” (petricore), il profumo della pioggia sulla pietra quando ha smesso di piovere. Mi piace inoltre incidere “fuck up”, non è politicamente corretto, ma è utile per sfogarsi. Non mi piacciono invece i messaggi scontati e banali.

Come vede il suo lavoro in quest’epoca digitale? Come una fonte di opportunità e nuove esplorazioni o come un vincolo?

Il divario tra la scrittura a mano e la creazione di font di scrittura calligrafica con il computer è una questione di cui si parla sempre più spesso. Oggi la società ci propone qualcosa che non va bene. Un grande calligrafo diceva: “calligrafare significa resistere alla mediocrità”. Viviamo in un mondo sempre più dominato dalla tecnica, tutti possiedono un computer, ma non per questo i risultati sono positivi. Collaboro molto con degli artigiani d’arte dell’11° arrondissement di Parigi, un quartiere di artigiani. Un tempo in questa zona della città si producevano molti mobili.

Oggi invece, nell’epoca dell’IKEA, gli artigiani sopravvivono solo nel settore del lusso e lo stesso accade per la calligrafia. Lavorare con strumenti digitali fa parte dei vincoli moderni, ma le Belle Arti non devono diventare delle attività palliative incentrate solo su questo. Sono impegnato in un progetto di lotta contro l’analfabetismo di ritorno in Guyana, in scuole in cui è frustrante lavorare. I professori stessi non sanno scrivere, quindi nelle classi ci sono dei computer. È una soluzione facile, orientata al consumismo, che fa perdere però una dimensione elementare della lingua. Mi sono reso conto che bastano 5 lezioni per modificare la propria scrittura. Per l’istruzione è necessario e fondamentale fare questo sforzo.

La calligrafia permette di pensare meglio le parole? Secondo lei, ha una dimensione terapeutica?

L’aspetto terapeutico è molto importante per l’analfabetismo di ritorno. La calligrafia è un lavoro di personalizzazione e ricostruzione. Dire a un allievo che la scrittura non gli è stata insegnata correttamente, che non è colpa sua e insegnargli a scrivere ricavando soddisfazione, sblocca molto potenziale. Anch’io ho iniziato a scrivere per frustrazione, perché per me era molto difficile. Quindi ho lavorato sulla forma per arrivare alla scrittura. Nel Medioevo, solo i monaci sapevano scrivere e venivano messi per iscritto unicamente i documenti di valore come le leggi o i libri sacri. Questo dimostra che scriviamo ciò che è importante, la scrittura è sempre legata al potere. Chi non sa scrivere perde qualcosa di fondamentale.

Ha lavorato molto per il settore del lusso. Per quali aziende le piacerebbe lavorare?

Vorrei orientarmi sempre di più al settore dei profumi, a prescindere dal marchio. Per me il lusso è interessante perché innalza il livello di esigenza e permette di realizzare creazioni eccezionali.

Lei insegna calligrafia. Quali sono i 3 consigli principali che darebbe a un principiante?

Essere curioso, entusiasta e appassionato, la tecnica viene dopo.

Qual è, secondo lei, il futuro della calligrafia?

L’evoluzione riguarderà le persone. Il computer ha permesso di creare delle connessioni e sviluppare un bagaglio di conoscenze internazionale. In 10 anni, i russi e gli americani hanno raggiunto un livello impressionante. È in atto una vera riscoperta della calligrafia, veicolo di senso nella società. Bisogna continuamente reinventarsi. La calligrafia è una tecnica ancestrale ma è necessario che i suoi protagonisti la proiettino nel futuro.

E quali sono i suoi progetti o desideri futuri?

Ho smesso di lavorare per molte agenzie e desidero orientarmi maggiormente verso il mondo artistico, quello delle tele, dei pigmenti e dei grandi formati. Ho intenzione di andare a vivere all’estero e vorrei provare cose nuove e mettermi alla prova per progetti inediti, più grandi, più belli e più qualificanti.