Che cos’è la Vaporwave?

Che cos’è la Vaporwave?

Giovanni Blandino Pubblicato il 8/25/2023

Casuale, caotica, eterogenea. Un miscuglio di icone anni Ottanta, informatica di fine Novanta, immagini cyberpunk, anime, glitch, lettering 3D, musica da ascensore e synth. Signori e signore, questa è la Vaporwave.

Nato attorno al 2010 – e dato per finito un numero imprecisato di volte – questo genere musicale e visivo ha influenzato arte, videomaking, moda e, ovviamente, innumerevoli meme. Tanto che secondo alcuni osservatori, la Vaporwave sarà uno dei trend nel design dei prossimi anni.

Vedremo dunque sempre più elementi vapor e fluo nei prodotti mainstream?

Chissà. In attesa di poter rispondere a questa domanda, vi invitiamo in un viaggio tra gli elementi cardine di questo stile sui generis: che cos’è la vaporwave? Quali sono i caratteri distintivi della sua estetica? E che rapporto ha con la società dei consumi degli anni Ottanta e Novanta?

Ecco la storia della Vaporwave, genere ambiguo e, in fondo, decisamente ironico.

Quando è nata la Vaporwave?

La Vaporwave compare attorno agli anni 2010. Inizialmente è soprattutto un sottogenere della musica elettronica, anche se mostra subito un forte connotato visuale. Ma cosa significa Vaporwave? Secondo alcuni il nome termine deriva da “vaporware”, l’appellativo utilizzato per indicare un software che è annunciato ma alla fine non è mai stato pubblicato (una sorta di Godot dell’informatica). L’etimologia dunque sottolineerebbe l’aspetto ironico di questo genere, nonché il suo rapporto ambiguo con la cultura consumistica di fine millennio.

A essere considerati i genitori della vaporwave sono alcuni musicisti sperimentali e i loro album, pubblicati tra il 2010 e il 2011.

Daniel Lopatin è l’autore del primo album vaporwave della storia: Eccojams Vol. 1, uscito nel 2010. Nel 2011 esce Far Side Virtual di James Ferraro, un altro degli album più influenti del genere.

La copertina dell’album Chuck Person’s Eccojams Vol. 1, uscito nel 2010 e considerato il pioniere del genere vaporwave (image: talkhouse.com)

Nel 2011 viene invece pubblicato Floral Shoppe, album della compositrice di musica elettronica americana Ramona Andra Xavier che usa per l’occasione lo pseudonimo di Macintosh Plus, in onore al rivoluzionario computer degli anni Ottanta. L’album è stato considerato da vari critici il più rappresentativo del genere Vaporwave, in particolare il brano Lisa Frank 420 / Modern Computer.

La copertina dell’iconico album della vaporwave Floral Shoppe di Macintosh Plus, uscito nel 2011

Bene: se siete curiosi e pronti per ascoltare un po’ di classica Vaporwave, qui trovate la lista di brani essenziali scelti da Apple Music.

L’eclettica estetica della Vaporwave

Gialli e verdi fluorescenti, visual anni Ottanta, webdesign dei Novanta, glitch, modelli 3D, anime: l’estetica Vaporwave è tanto distintiva quanto difficile da inquadrare a parole.

Facciamo dunque un elenco degli elementi grafici più ricorrenti. I riferimenti della Vaporwave arrivano perlopiù dalla cultura consumistica degli anni Ottanta e Novanta: font pixelati, loghi di marchi famosi come Nike, Adidas, Pepsi e Playstation, spezzoni dei Simpson, anime giapponesi e ovviamente molti computer e molta elettronica hardware.

Anche i colori dominanti dell’estetica Vaporwave sono in qualche modo nostalgici: i toni viola e blu dei neon anni Ottanta e i colori fluorescenti. Ecco una abbastanza tipica palette colori vaporwave.

Questi elementi spesso sono inseriti però in contesti stranianti, spazi liminali come centri commerciali, vuoti, abbandonati e in qualche modo inquietanti. Altre volte sono ricontestualizzati con ironia.

Nata come sotto-genere musicale e sotto-cultura internet, la Vaporwave ha però spesso fatto capolino nell’estetica più mainstream. Un esempio è questo meraviglioso (per chi ama il genere) zaino in PVC del marchio di moda Louis Vuitton.

Lo zaino della Louis Vuitton PVC Monogram Christopher Backpack GM Iridescent Prism

Nel 2018 anche Nike si è esplicitamente ispirata alla Vaporwave per una sua linea di scarpe da ginnastica, mentre Vapor95 è un’azienda di abbigliamento tutta dedicata a questa estetica.

Le Nike Zoom Streak Spectrum Plus, uscite nel 2018 ed esplicitamente dedicate alla vaporwave

Cosa c’è dietro la Vaporwave: tra filosofia anticonsumistica e ironia

Il fatto che la Vaporwave approdi al mainstream per alcuni potrebbe risultare ironico.

La Vaporwave nasce infatti come reazione alla cultura consumistica degli anni Ottanta e Novanta. Proprio in quella cultura e con quei riferimenti visivi sono infatti cresciuti i creatori del genere.

La Vaporwave attingerebbe in maniera nostalgica ai contenuti consumistici degli anni Ottanta e Novanta – le pubblicità, ad esempio, i loghi dell’Adidas, la Playstation e i cartoni giapponesi – ma li trascina completamente fuori contesto: in una galleggiante musica eterea o luoghi inquietanti e abbandonati. L’estetica mostrerebbe così, in controluce, il lato decadente della cultura consumistica.

Per altri invece la Vaporwave è più che altro una parodia, una barzelletta, un meme. Un modo di prendere in giro la cultura consumistica e i nostri feticci da bambini degli anni Ottanta. Se siete interessati ad approfondire vi consigliamo questo mini-documentario (in inglese).

E voi, che ne pensate dell’estetica Vaporwave? Potrebbe ispirare il vostro prossimo design?