Quando IL era il magazine più bello del mondo

Quando IL era il magazine più bello del mondo

Alessandro Bonaccorsi Pubblicato il 7/14/2023

Dagli anni novanta in poi, i proprietari dei grandi quotidiani italiani hanno creato dei veri e propri gruppi editoriali, capaci di gestire una ricca galassia di contenuti e prodotti editoriali che, dai libri alle riviste, hanno riempito i banchi espositori delle edicole.

In particolare, il settore dei periodici del fine settimana è sempre stato molto forte; sono quelle riviste allegate ai quotidiani che si leggono nel tempo libero, preferibilmente nel week-end. Alcune, come Il Venerdì di Repubblica o Sette del Corriere della Sera, sono in edicola proprio nel giorno precedente al fine settimana. Il sabato è, invece, dedicato alle riviste femminili, come D di Repubblica e Io Donna del Corriere, mentre la domenica è dedicata alle notizie da terza pagina, quindi quelle culturali e ogni quotidiano importante ha i suoi inserti relativi (La Lettura per il Corriere, anche se esce il sabato, Robinson per Repubblica e il Domenicale per IlSole24Ore).

Fatta questa doverosa introduzione alle particolarità del mercato dei periodici legati ai grandi quotidiani, andremo ad approfondirne uno in particolare, che per dieci anni almeno è stata riconosciuto come il più bel magazine pubblicato in Italia.

Immagini d’archivio della rivista IL del Sole 24 Ore. Tutti diritti sono riservati.

LA STORIA DI UN SETTIMANALE MASCHILE

Nel 2008, Il Sole 24Ore decide di creare un nuovo periodico rivolto ad un target maschile, che è il principale fruitore delle notizie del quotidiano. Verrà chiamato IL, acronimo che sta per Intelligence e Lifestyle; proprio questi sono i punti cardine dei contenuti del magazine, ovvero intelligenza, intesa come cultura e tecnologia, e stili di vita, quindi tendenze, mode e modi di vivere. Dal punto di vista grafico IL si caratterizzava per un formato più grande del solito e un uso di fotografie, simile alle riviste di moda con una parte di servizi preparati. Era una sorta di versione maschile delle riviste femminili che si occupavano di moda, con la differenza di articoli e interviste dedicate a viaggi, eventi, libri, tecnologia.

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In edicola puoi trovarlo per un mese intero, lo paghi 50 centesimi e non hai bisogno di comprare il quotidiano. Non è più un vero inserto, ma ha una sua indipendenza. È una vera e propria innovazione nel mercato editoriale dei periodici: significa allargare il mercato anche a chi non acquista il quotidiano.

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Il primo direttore Walter Mariotti crea subito una redazione snella e giovane, in cui non c’è più verticalità e tutti prendono parte al processo decisionale del giornale. Come art director viene chiamato Francesco Franchi, nemmeno trentenne, che ha già alle spalle un’esperienza con l’innovativa agenzia Leftloft e soprattutto, ha compilato una tesi di laurea sul newspaper design. Per lui il designer non deve più agire come “espressione di una volontà superiore”, ma deve prendere parte alla costruzione del magazine sin dall’inizio, creando possibilità visuali ai contenuti scelti.

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Nei primi anni, per sua stessa ammissione, Franchi recupera grafiche e impaginazioni delle grandi riviste del passato, dando a IL un aspetto elegantemente vintage.

Sarà nel 2012, quando diventerà direttore del periodico Christian Rocca, giornalista e scrittore di ampie vedute, che l’estro creativo dell’art director porterà ad una vera e propria rivoluzione grafica, rendendolo davvero unico nel panorama mondiale.

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LA RIVOLUZIONE GRAFICA DI IL

La struttura redazionale è, come dicevamo, orizzontale e più partecipativa: redattori, art director, graphic designer, fashion editor e tutte le figure necessarie al giornale si muovono in modo interlacciato e partecipano alle decisioni. Lo staff è ridotto all’osso, una decina di persone, ma si allarga con i collaboratori che vengono chiamati di volta in volta.

La direzione grafica è chiara e ben evidente e non si perde mai nel corso dei numeri. Questo è sicuramente uno dei punti di forza del magazine, perché spesso, le scadenze strette del lavoro giornalistico forzano, distorcono e modificano pian piano il progetto grafico iniziale; invece, nel caso di IL, si può dire che i contenuti non possono fare a meno della forma e tutto viene modellato e costruito settimana per settimana, con il contributo di tutto lo staff.

Le copertine sono molto iconiche, catturano l’attenzione del lettore dato che in Italia mancano riviste di informazione che abbiano un approccio visuale molto marcato. Il formato ampio delle pagine, vicine al quadrato, dà modo a fotografie e illustrazioni di prendere spazio e di risaltare. La testata è minimale, i font bold e i filetti sottili comunicano un approccio intelligente all’informazione che fa uso di stilemi estetici molto raffinati, senza essere superficiale. E una volta aperta la rivista se ne ha la conferma.

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DA VINTAGE A MODERNO

I primi tre anni della rivista si caratterizzano per uno stile elegante e vintage: le pagine sono colorate di tenui beige e grigi, i font sono razionali, così come la gabbia che rimanda alla grafica svizzera molto amata da Franchi.

Immagini d’archivio della rivista IL del Sole 24 Ore. Tutti diritti sono riservati.
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L’impaginazione delle foto, la struttura dei titoli, la forma della griglia richiamano le grandi riviste giornalistiche degli anni 60 e 70, su tutte l’esperienza unica in Italia de L’Europeo, che proprio in quegli anni si sarebbe conclusa dopo vari, e vani, tentativi.

Con l’arrivo del nuovo direttore, Christian Rocca, IL cambia grafica, diventando più algida e fredda perché dia risalto alle informazioni: IL diviene sempre più Intelligence e meno Lifestyle, o meglio lo stile di vita di cui si parla è quello delle persone capaci di leggere i cambiamenti della società, attenti osservatori e mossi da una vivace curiosità. Si pensa così ad una griglia grafica semplice e modulare che permetta tante combinazioni, in modo da rendere dinamiche le pagine e al tempo stesso “facili” da costruire.

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Una delle idee forti del magazine è che ogni storia, ogni articolo, ogni focus possa avere una sua grafica particolare, fino a contemplare anche delle palette di colori che caratterizzino ogni uscita, in accordo con il tema di copertina.

Uno degli obiettivi di Rocca e di Franchi è quello di “Combinare linguaggi per aumentare la comprensione”, usando tutti i mezzi allora conosciuti dal Graphic Journalism e permettendosi sperimentazioni azzardate, ma mai inutili o insensate.

Immagini d’archivio della rivista IL del Sole 24 Ore. Tutti diritti sono riservati.
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LA CHIAVE INFOGRAFICA

Per essere davvero innovativi, bisognava guardarsi intorno: i giornali stavano già diminuendo le vendite, i più giovani usavano il web per informarsi, la tendenza universale era quella di rendere i testi più brevi e di organizzare le informazioni in modo visuale.

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Come dirà lo stesso Francesco Franchi in un TedX del 2011 “scrivere non basta più”, bisogna oltrepassare la scrittura e fornire altre chiavi di racconto e di informazione.

IL usava già le infografiche in modo originale, ma con il redesign diventano il cuore pulsante del magazine, usandole in un modo originale ed equilibrato, combinandole in modo magistrale con fotografie e, soprattutto, illustrazioni commissionate ad uno stuolo di fedeli collaboratori e collaboratrici.

Le infografiche vengono usate per dare un’interpretazione critica dei dati e da creare una narrazione visiva complessa che si lega agli articoli di approfondimento. Vengono create delle grandi mappe sinottiche che forniscono una vista d’insieme, mentre il dettaglio dei vari dati è assegnato a disegni e illustrazioni (in stile sempre più geometrico), foto e box. A queste pagine lavorano degli staff di tre persone: un information designer, un illustratore e un giornalista, coordinati dal direttore creativo.

Immagini d’archivio della rivista IL del Sole 24 Ore. Tutti diritti sono riservati.
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Fonte: http://www.shivu.it/il-mensile-piu-bello-del-mondo/

Forse per la prima volta nel graphic journalism, si creano delle infografiche che parlino di letteratura: diagrammi di trame, legami tra i personaggi, timeline e mappe visuali raccontano opere di Jorge Luis Borges, di Stephen King, di James Joyce e di tanti altri scrittori.

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La sezione Rane della rivista, quella dove si parla di cultura in modo originale, diviene la palestra dove i creativi dello staff redazionale possono osare di più dal punto di vista grafico e riescono a creare pagine visivamente esaltanti soprattutto grazie all’uso razionalmente spregiudicato della tipografia.

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Fonte: http://www.shivu.it/il-mensile-piu-bello-del-mondo/
Fonte: http://www.shivu.it/il-mensile-piu-bello-del-mondo/

RICONOSCIMENTI E FORTUNE

Secondo Franchi anche le illustrazioni devono dare informazioni, non devono veicolare emozioni o evocare, ma essere un’alternativa alla scrittura. In questo modo risalta il lato estetico delle doppie pagine che si presentano spesso come delle vere e proprie mappe, come dei poster, come dei progetti a sé stanti. Tanto che verranno fotografate e condivise sui social network, acquistate da altre testate di tutto il mondo e renderanno IL un magazine davvero unico.

Così tanto unico e ben progettato che per ben tre anni la prestigiosa Society of Publication Designers di New York lo premierà tra i migliori magazine di tutto il mondo, addirittura nel 2012 attribuendogli la Gold Medal per il miglior design attribuitagli dalla giuria dei membri.

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LA TRISTE FINE

Purtroppo IL, il magazine più bello del mondo, viene travolto dalla crisi del Gruppo Il Sole 24 Ore, Francesco Franchi migra al gruppo Repubblica e la rivista viene completamente ridisegnata. Torna al vecchio formato, orientato a moda e lifestyle, si investe in un progetto grafico di nuova concezione, stiloso e contemporaneo, con belle foto e colori forti, ma non basterà. La rivista terminerà la propria avventura nel 2020.

Fonte: https://www.primaonline.it/2020/12/01/316765/il-gruppo-24-ore-chiude-il-magazine-maschile-del-sole/

IL consegnerà alla storia, oltre alla fantasmagoria e alla bellezza grafica e infografica, l’esperienza di una redazione che è riuscita davvero a mettere sullo stesso piano designer e redattori, grafica e giornalismo.

Per qualche anno il magazine più bello del mondo ci ha convinto che l’attualità fosse il nuovo lifestyle, così come volevano i suoi creatori.