I font di Alfred Hitchcock

I font di Alfred Hitchcock

Giovanni Blandino Pubblicato il 3/12/2021

Forse in pochi sanno che Alfred Hitchcock, il maestro del brivido universalmente riconosciuto come uno dei migliori registi di sempre, iniziò la sua carriera nel mondo del cinema come disegnatore di titoli. Non ci stupisce quindi che i titoli di testa dei suoi film siano considerati veri e propri capolavori – celebri anche per la nota collaborazione con il designer newyorkese Saul Bass, che lavorò a Hollywood anche con Stanley Kubrick, Billy Wilder e Martin Scorsese tra i tanti.

Dall’iconico Psyco a Intrigo internazionale, passando per Gli uccelli, Il delitto perfetto e La donna che visse due volte, abbiamo quindi scelto alcuni film tra la sterminata produzione del regista britannico per raccontarvi come Alfred Hitchcock abbia usato la tipografia per dare il giusto avvio ai suoi film

Il delitto perfetto

Uscito nel 1954, Il delitto perfetto (titolo originale: Dial M for Murder) si basa sulla pièce teatrale di Frederick Knott – già molto ben accolta dal pubblico – e fu interamente girato in un appartamento londinese. È il primo e unico film in 3D di Alfred Hitchcock, il regista infatti acconsentì in qualche modo ad usare questa tecnologia che sembrava molto promettente in quegli anni, seppur in realtà ancora troppo acerba

Forse l’unico momento in cui Hitchcock assecondò l’uso del 3D fu proprio nei titoli di testa dove sceglie un lettering obliquo e irregolare (come se fosse tagliuzzato da un coltello) – di colore giallo con un’ombra nera probabilmente proprio per far risaltare ancora meglio il titolo nella sua versione stereoscopica.

Immagine: http://annyas.com/

Al centro del titolo campeggia la M rossa di un telefono a disco che anticipa la telefonata che sarà il punto di svolta di tutta la vicenda. Per questa scena e le successive, Hitchcock non utilizzò un normale apparecchio ma ne fece appositamente costruire uno di oltre un metro.

La donna che visse due volte

La donna che visse due volte (titolo originale: Vertigo) esce nel 1958 ed è il primo dei tre film in cui Alfred Hitchcock collaborerà con il designer Saul Bass per la realizzazione dei titoli di testa – dei veri e propri film nel film, come commenterà Martin Scorsese, che contribuiranno a definire un’estetica del genere negli anni a venire.

La colonna sonora, i cambi di colore, i nervosi primi piano contribuiscono a creare un’atmosfera irrequieta e allusivamente intrigante che predispone lo spettatore al tono del film. Le affascinanti curve geometriche (cosiddette figure di Lissajous) che compaiono nella sigla furono realizzate dal pioniere della computer art John Whitney e qualcuno le considera il primo esempio di computer grafica applicata al cinema.

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Due sono i font utilizzati il News Gothic – che ritroveremo anche in Psycho – e il Clarendon filettato per il titolo principale. Il Clarendon è un carattere così detto egiziano, una tipologia di caratteri con grazie molto squadrate divenuti largamente in voga nell’Ottocento. Il font fu creato da Robert Besley nel 1845 ed è famoso per essere il primo carattere tipografico di cui furono registrati i diritti. Anche se, bisogna dire, divenne così famoso che molte tipografie ne fecero delle copie negli anni successivi.

Intrigo internazionale

Intrigo internazionale (titolo originale: North by Northwest) esce nel 1959 ed è un film di fuga e inseguimento, tra i più riusciti di Alfred Hitchcock e considerato uno dei suoi capolavori.

Anche in questo caso i titoli di testa sono stati realizzati dal designer Saul Bass e vengono accreditati come la prima sequenza in cui nel cinema vediamo un esempio di tipografia cinetica, ovvero quella tecnica di animazione che mescola movimento e testo usando l’animazione video. Le scritte si muovono seguendo la prospettiva imposta da reticolo di linee ortogonali prima e dalla facciata di un grattacielo di Manhattan poi (un omaggio a questa tecnica si può trovare in Panic Room, il film diretto da David Fincher nel 2002).

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Le intersezioni delle linee e i movimenti del testo anticipano la serie di svolte e, appunto, di intrighi a cui lo spettatore assisterà nel film, mentre i titoli terminano in una scena che ritrae il brulichio di gente tra le strade di New York, tra cui si può scorgere lo stesso Alfred Hitchcock che prende un autobus.

Psycho

Psycho, uscito nel 1960, è considerato uno dei migliori film di Alfred Hitchcock e quello di maggior successo di pubblico. Nell’immaginario collettivo è ormai indelebile la famosa scena dell’omicidio nella doccia, un piccolo capolavoro di regia che ha contribuito a stabilire nuovi standard di accettazione della violenza sul grande schermo per gli spettatori.

Anche i titoli di testa, realizzati da Saul Bass con il supporto del lettering artist Harold Adler, rappresentavano qualcosa di decisamente innovativo per l’epoca: le scritte maiuscole – nei caratteri sans serif Venus Bold Extended e News Gothic Bold – vengono disturbate da linee verticali e orizzontali che ne frammentano la figura intera in tre parti, affaticando così la lettura e anticipando l’atmosfera angosciante del film.

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Per creare questo effetto, come racconta lo stesso Adler, si dovette procedere in maniera decisamente artigianale. Le barre che si vedono nel titolo erano pezzi di compensato pitturati di bianco che dovevano essere mossi manualmente, ogni movimento era cronometrato con estrema precisione, spesso però le barre andavano fuori asse e le scene dovevano essere rifatte. Per le scritte furono usate delle copie fotostatiche divise in tre parti, ognuna mossa separatamente in una direzione e filmata con cura.

Gli uccelli

Gli uccelli (titolo originale: The birds) è il film del 1963 che segue l’uscita di Psycho: ormai Alfred Hitchcock è universalmente riconosciuto come il maestro del brivido.

Anche in questo caso i titoli di testa anticipano quel senso di totale follia che lo spettatore si troverà davanti solo a film inoltrato e contrastano invece fortemente con le serene scene iniziali — una prima versione dei titoli, successivamente scartata da Hitchcock, avrebbe dovuto invece mostrare delle delicate stampe cinesi di uccelli e quindi essere più in accordo con la tranquillità dell’incipit.

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I titoli scelti, realizzati da James S. Pollak ancora con l’aiuto di Harold Adler per il lettering, mostrano invece un testo in freddo e quasi innaturale color ciano su uno sfondo fatto di ombre di uccelli che svolazzano inquieti e minacciosi. Le scritte vengono costantemente distrutte, come beccate dai volatili. Curiosamente invece non sono presenti titoli di coda, quasi a non voler dare un termine al terrore sviluppato durante il film.  

Abbiamo visto dunque come i titoli iniziali siano un dettaglio di estrema importanza nella cinematografia di Alfred Hitchcock. Molti dei titoli sono infatti di per sé dei film nei film che hanno sperimentato tecniche innovative e imposto nuovi standard per gli anni a venire.

I titoli evocano nello spettatore le emozioni che incontrerà durante il film, senza però renderne esplicito alcun contenuto. Come ci riescono? Più che sulla scelta del carattere tipografico in sé, Hitchcock e i suoi collaboratori giocano sulle trasformazioni e i movimenti applicati al testo e sulla composizione tra font, colore e gli altri elementi grafici e sonori.