Tutto quello che ci vuole per fare un catalogo

Tutto quello che ci vuole per fare un catalogo

Alessandro Bonaccorsi Pubblicato il 7/9/2018

Una grande azienda svedese che costruisce mobili ebbe l’idea tanti e tanti anni fa di creare un catalogo in cui i prodotti fossero ambientati per far capire ai potenziali acquirenti le caratteristiche e le possibilità di ogni prodotto. Quel catalogo veniva venduto nelle edicole e poi, con la diffusione dei punti vendita, addirittura regalato e recapitato nella buca delle lettere. Quel catalogo era un oggetto del desiderio perché consigliava le persone come arredare meglio le proprie case e forniva una visione che faceva sognare intere famiglie con mobili a costi contenuti.

Tutti conoscete quel catalogo e tutti lo avete sfogliato almeno una volta nella vita. Si capisce che è un catalogo perché ha dei codici prodotto accanto ai loro nomi. Perchè in effetti un catalogo per poter essere considerato tale deve contenere di tutti i prodotti le caratteristiche più utili sia per l’addetto alla vendita che, ad esempio, per l’addetto al magazzino o alla spedizione: codice prodotto, foto, misure, prezzo e breve descrizione.
Questo è ciò di cui ogni catalogo è composto: prodotti e informazioni.

Un catalogo non racconta un’azienda (lo fa in breve nel caso), ma mostra ciò che l’azienda produce e lo fa nel modo più semplice e organizzato possibile per favorire un ordine di acquisto (sia del singolo acquirente che del distributore o del rappresentante).

Cataloghi per Poltrona Frau, vari progetti, a cura di Studio FM Milano

COME DEVE ESSERE FATTO UN BUON CATALOGO?
Un catalogo in genere è composto da tante pagine perché tanti sono i prodotti. Infatti la parola “catalogo” arriva quasi invariata dal greco antico e significa, semplicemente, lista, elenco. E di una lista c’è bisogno quando le cose sono tante.

Dal punto di vista “fisico” in genere il catalogo assomiglia ad un libro o ad una rivista. A seconda del numero di pagine può essere rilegato in brossura o spillato.
La dimensione del formato pagina cambia a seconda del settore commerciale, ma soprattutto da ciò che l’azienda vuole comunicare di sé.

Cataloghi di ambiti commerciali specifici (ad esempio macchinari per l’industria o per il commercio) spesso hanno grafiche semplici e formati standard come l’A4. Aziende che producono o commerciano beni di lusso ad esempio amano formati quadrati e possibilmente piccoli: è il formato preferito dei gioielli e degli orologi.

Ambiti più vicini al design e ad una certa ricercatezza formale alle volte rischiano formati insoliti, copertine rigide (addirittura cartonate), verniciature speciali, effetti di stampa a rilievo. Troviamo ad esempio cataloghi insoliti nel settore dei mobili e delle forniture da interno, della ceramica.

Per chi deve pensare ad un catalogo, il consiglio è dare un’occhiata a cosa fanno i concorrenti e le aziende dello stesso settore in altre nazioni. E poi decidere se adeguarsi allo standard oppure sperimentare nuove soluzioni per emergere.

Il catalogo d’altronde è uno strumento multiuso: mostra i prodotti in una fiera ma anche quelli presenti in un negozio (fisico o virtuale che sia); viene maneggiato dal venditore oppure viene letto e riletto dall’acquirente e a seconda degli usi che se ne fa, si deve considerare di creare progetti grafici diversi.

Catalogo ArteKalor

GRAFICA E IMPAGINAZIONE: SI PUÓ ESSERE CREATIVI IN UN CATALOGO?
Il catalogo deve assolvere ad un paio di funzioni principalmente: velocità di consultazione (nella ricerca delle informazioni di prodotto) e ordine (nella grande quantità di dati). È per questo motivo che la maggior parte dei cataloghi vengono impaginati in tabelle, in cui semplicemente su ogni riga compare il prodotto (a volte con piccola foto) e poi a seguire codici, descrizioni e caratteristiche.

Per considerare il tipo di progetto grafico da applicare ad ogni catalogo è bene considerare:

  • numero dei prodotti da mostrare: la grafica cambia molto se dobbiamo inserire molti prodotti in una pagina o soltanto uno;
  • qualità e importanza delle foto dei prodotti: ambientate possono essere usate grandi, piccole se descrivono solo l’aspetto del prodotto;
  • settore merceologico: confrontarsi con i cataloghi di altre aziende del nostro settore ci aiuta a decidere dove posizionarci, usando la grafica più adatta.

Non è facile riuscire a rompere gli schemi in un catalogo che ha la necessità di risultare ben leggibile e di facile consultazioneda chi lo maneggia, però è possibile.
Infatti, se si è in presenza di tabelle, si possono usare i colori per differenziare le varie tipologie di prodotto, magari con simboli o piccole forme geometriche.
La griglia di impaginazione può essere dinamica e cambiare all’interno dello stesso catalogo, senza pregiudicarne la leggibilità: ad esempio scambiando spesso tra loro le posizioni di foto grandi e foto piccole.

Un altro modo per aumentare il grado di appeal grafico di un catalogo è lavorare sulle pagine di inizio sezione, dato che con ogni probabilità il catalogo sarà diviso in parti. Su queste pagine possiamo concentrare la nostra ricerca grafica lavorando su fondi colorati, font, titoli, simboli, immagini, come se ognuna di queste pagine fosse una sorta di copertina.

Catalogo Targetti
Catalogo Targetti

Un altro oggetto grafico che può rendere il catalogo più ricco è l’uso di infografiche che aiutino a evidenziare i punti di forza dei prodotti oppure l’uso di una impaginazione infografica in cui le foto dei prodotti siano al centro di una impaginazione di codici e caratteristiche più libera.

Catalogo distribuzione food&beverage

FOTO SCONTORNATE O AMBIENTATE?
Il grande dilemma di ogni catalogo per ogni progettista sono le foto che il cliente fornirà. E lo sono anche per l’azienda committente che deve chiedersi se si hanno tutte le foto necessarie e nel caso se dover fotografare dei nuovi prodotti e in che modo.

Le foto dovrebbero avere coerenza per quanto riguarda il modo in cui i prodotti sono fotografati: posizione, luci ed eventuali sfondi.

Nel settore dell’abbigliamento si deve decidere se fotografare il vestito indossato da un modello/a oppure se fotografarlo senza. Nel settore dell’arredamento se utilizzare foto ambientate (come fanno Ikea o Maison Du Monde) e se ambientarle con persone, e quindi costruire intorno alle immagini una storia realistica e credibile (come fa Ikea e non Maison Du Monde); decidere se aggiungere delle pagine finali con il riepilogo di ogni prodotto mostrato nel catalogo (foto più caratteristiche), come fa Maison Du Monde e non Ikea.

Catalogo online Yoox
Catalogo Ikea
Catalogo Maison du Monde

 La cosa più importante, e non scontata, è la qualità delle foto: deve essere ovviamente buona e soprattutto uniforme, ovvero tutte le immagini devono avere la stessa qualità. Avere alcune immagini fotografate bene e altre male è un attentato alla buona riuscita del catalogo. Meglio chiedere ad un fotografo di scattare foto per tutti i prodotti nello stesso periodo di tempo, in modo da uniformare il loro aspetto.

CONCLUSIONI
Il catalogo è un prodotto fondamentale per un’azienda che faccia della vendita o della produzione di prodotti la sua forza. Può essere uno strumento B2B o B2C, interno o esterno, strumento di vendita o di presentazione, può essere maneggiato da chi dovrà fare grandi ordini o dall’acquirente che comprerà un solo prodotto.

Quindi deve essere versatile e progettato per poter rispondere con prontezza a queste esigenze. Il modo in cui è fatto dice molto dell’azienda, più di una brochure o di altri strumenti di presentazione e comunicazione: il catalogo rappresenta l’azienda, ciò che effettivamente fa al di là dei testi promozionali, dei contenuti pubblicitari, del suo corporate storytelling.
La progettazione di un catalogo racconta davvero molto di come un’azienda lavora ed è organizzata: si può paragonarlo ad un giro dentro gli uffici, i magazzini, i locali di produzione.

Ottime aziende possono avere brutti cataloghi, ma difficilmente aziende male organizzate, non efficienti e attente possono produrre buoni cataloghi.