#Powercolors: Storia del color Tiffany (il turchese!)

#Powercolors: Storia del color Tiffany (il turchese!)

Giovanni Blandino Pubblicato il 12/29/2023

Pensate a un gioiello Tiffany. Fatto? Scommettiamo che tra le immagini che vi sono balzate in testa ce ne sono almeno due: una raffinata Audrey Hepburn mentre assaggia la sua colazione di fronte alla vetrina Tiffany e una preziosa scatolina color turchese.

Ecco la potenza di un brand divenuto ormai leggenda. Se negli anni Sessanta il film cult Colazione da Tiffany ha sancito il legame tra l’azienda newyorkese di gioielli e il modello del lusso, sappiamo che ad accompagnare l’immagine del brand nei suoi quasi due secoli di storia c’è anche un colore, identificato come “color Tiffany“.

Nel nostro viaggio nel mondo dei colori iconici non potevamo quindi dimenticarci del colore che più identifica il lusso e l’eleganza. Tra aneddoti e intelligenti strategie aziendali, oggi vi raccontiamo di come Tiffany & Co. non solo abbia sfruttato la distinguibilità del suo colore turchese, ma – caso quasi unico – ne sia diventata di fatto la proprietaria.

Che colore è il color Tiffany?

In inglese si chiama Blue Tiffany o robin egg blue (e scopriremo presto perché): si tratta di una sfumatura un poco più scura del turchese.

Il color Tiffany è un turchese sofisticato, elegante, indimenticabile e ha un codice Pantone: 1837 Blue. In questo caso, la cifra 1837 nel codice Pantone non è affatto casuale: si tratta infatti di un omaggio a Tiffany & Co. e indica la data di fondazione della celebre casa di gioielli newyorkese.

Taxi brandizzati Tiffany di fronte alla sede principale, a New York. Immagine: tiffany.com

Proprio il Pantone Color Institute, per bocca della Vicepresidente Laurie Pressman, definisce il turchese Tiffany una “fresca tonalità blu acquatico, un colore che parla di vivacità e di evasione – grazie al quale si viene immediatamente trasportati in un mondo pieno di lusso e di delizie”.

Non vi sentite proprio così guardando una delle iconiche scatole color Tiffany?

Tutto nasce da un uovo di pettirosso

Sapete che in natura la cosa che si avvicina di più al color Tiffany è l’uovo di un particolare uccello? Più esattamente parliamo del colore dell’uovo di pettirosso americano.

Le uova blu di un pettirosso americano (Tardus migratorius). Immagine: wikipedia/Laslovarga [CC BY-SA 3.0]

Per la prima volta il colore dell’uovo di pettirosso fu utilizzato da Tiffany nel 1845. Questa fu la tinta scelta per la copertina del “Blue Book”, l’annuale libro che raccoglie la presentazione dei gioielli Tiffany. In seguito lo stesso turchese fu usato per il packaging: è in questo momento che il colore inizia a divenire leggendario.

In realtà non si sa bene perché Charles Lewis Tiffany scelse proprio questo colore. Ci sono però alcune supposizioni. Ad esempio, proprio il colore turchese era già molto in voga in età vittoriana per alcuni particolari gioielli a forma di colomba turchese che la sposa era solita regalare alle sue assistenti.

Una scatola Tiffany & Co. in pelle, ovviamente color turchese Tiffany. Immagine: tiffany.com

In ogni caso a rendere iconico il colore non fu certo il motivo per cui è stato scelto, ma il modo in cui il colore è stato intelligentemente utilizzato, protetto e coccolato dal brand – favorendone sempre di più l’associazione al proprio nome.

Trasformare un colore in icona: dal packaging all’arte pop!

Già nel primo Novecento le iconiche scatole turchesi della Tiffany furono protette da una regola ferrea: nessuna confezione poteva uscire dalla fabbrica priva di gioiello Tiffany al suo interno. Questa strategia (la regola è ancora attiva oggi!) fece accrescere il valore delle scatole color turchese che divennero esse stesse un simbolo del lusso.

Nel corso dei decenni si andava così consolidando il legame tra il Tiffany Blue e l’azienda statunitense. Campagne pubblicitarie utilizzavano il color Tiffany con audacia – nel 2018 ad esempio i taxi della città di New York si colorarono di Tiffany Blue – mentre le collaborazioni tra Tiffany e altre aziende potevano basarsi esclusivamente sull’uso del colore, come nel caso delle sneakers targate Nike.

Un altro aneddoto rivelatore sul color Tiffany riguarda un quadro del pittore statunitense Jean-Michel Basquiat, uno dei principali esponenti del graffitismo e della Pop Art degli anni Ottanta.

La campagna di marketing di Tiffany & Co. con Beyonce, Jay-Z e il quadro di Jean-Michel Basquiat. Immagine: thenationalnews.com

L’opera dal titolo Equals Pi fu realizzata dall’artista newyorkese nel 1982 e ha un particolare: lo sfondo è color Tiffany Blue. All’epoca il colore non era ancora stato registrato dall’azienda di gioielli, ma i manager della Tiffany non si sono lasciati scappare l’occasione. Non solo, infatti, hanno acquistato il quadro per arredare la sede principale, ma lo hanno anche utilizzato in una campagna di marketing del 2021. Protagonisti: Beyoncé e Jay-Z. L’obiettivo era quello di attirare nuove generazioni di clienti.

Ciò che ne è seguito è stata una infuocata controversia: i rappresentati della comunicazione di Tiffany suggerirono che il blu usato da Basquiat fosse un omaggio all’azienda, mentre i collaboratori dell’artista sottolineavano scandalizzati il suo messaggio anti-establishment.

Da colore a marchio di colore, e nel frattempo un tentativo di “furto”

Questi aneddoti non fanno che confermare una cosa: il turchese dell’uovo di pettirosso oggi è indissolubilmente legato a Tiffany & Co. e alla sua idea di lusso e raffinatezza.

Nel 1998 l’azienda riuscì a registrare il colore, assicurandosene in qualche modo la proprietà. In quell’anno si appropriò quindi ufficialmente del “Color Tiffany”. Qualche anno dopo il colore fu standardizzato da Pantone. La sua formula – protetta anche dal fatto che il colore in produzione è particolarmente difficile da ottenere – rimane segreta ed è a disposizione unicamente del reparto marketing Tiffany & Co. che lo può inviare ai suoi partner più fidati.

Nel 2021 l’artista londinese Stuart Semple – autoproclamatosi Robin Hood dei colori – tentò di liberare il color Tiffany dalle “grinfie” dell’azienda: per protesta creò e commercializzò il suo Tiff Blue. Sarà effettivamente riuscito nella sua missione? O forse non ha fatto altro che sottolineare lo stato delle cose: il turchese ormai È Tiffany.