Un giro in Tipoteca, il museo dedicato alla tipografia italiana

Un giro in Tipoteca, il museo dedicato alla tipografia italiana

Giovanni Blandino Pubblicato il 9/2/2017

A metà degli anni Novanta, qualcuno decise di reagire all’avvento inarrestabile del digitale rastrellando matrici, caratteri, punzoni e macchine da stampa dismessi in fretta e furia dalle tipografie di tutta Italia.  Decide di raccoglierli in una fondazione-museo, dando loro una nuova vita e una nuova casa: è questa la storia di Tipoteca Italiana, un museo unico dedicato interamente alla stampa e al design tipografico.

Siamo a Cornuda, una cittadina veneta in provincia di Treviso, a pochi passi dal Piave che segna il confine tra la pianura e la montagna, e a far nascere questa storia è la famiglia Antiga, titolari di un’azienda grafica che aveva sede nei locali dell’antico Canapificio, oggi occupato da Tipoteca. Sono loro che hanno l’importante intuizione di evitare la scomparsa di un mondo – quello della stampa tipografica – fatto di invenzioni e miglioramenti tecnici, idee grafiche, gloriosi imprenditori e geniali designer.

Ma il risultato è tutt’altro che nostalgico: le macchine contenute nel museo sono tutte perfettamente funzionanti, utilizzate per stampare libri d’arte e altri prodotti (venduti anche nello shop del Museo), mentre designer da tutto il mondo arrivano in Tipoteca per re-imparare l’arte tipografica con workshop, seminari e corsi di formazione. “Sembra che ci sia proprio un bisogno fisico di riavvicinarsi in qualche modo alla manualità della grafica,” ci racconta Sandro Berra, esperto di storia della tipografia e coordinatore di Tipoteca, “la necessità di misurarsi con qualcosa di tangibile, di sensoriale. La stampa e il design tipografico quindi assumono un nuovo senso per i professionisti della grafica di oggi: è un mondo ancora pieno di idee da riutilizzare per nuovi progetti, ma anche una palestra per l’occhio e per lo sguardo grafico”.

La sala delle macchine e degli archivi dei caratteri. Photo by Giulio Favotto / otium

Sono circa 10mila i visitatori che ogni anno riscoprono il mondo della tipografia in Tipoteca: sono studenti, grafici e designer, persone interessate alla storia della tecnologia o semplici curiosi.

Insieme a Sandro Berra abbiamo scelto di presentarvi alcune delle migliaia di storie conservate e raccontate da Tipoteca nelle sue varie forme di museo, archivio, biblioteca, stamperia, galleria e auditorium. Ecco quindi la storia di un carattere (Triennale), di una tecnologia (piancilindrica Optima) e di un’azienda (la fonderia Nebiolo).

Un carattere: Triennale, “strettissimo e larghissimo”

Pubblicità del Triennale, 1934. Archivio Tipoteca

Triennale è il nome della serie di caratteri modernisti che Guido Modiano (1899–1943) disegnò per la fonderia Reggiani nel 1933, volendo omaggiare la V Triennale che inaugurava la nuova sede del Palazzo dell’Arte di Milano: un luogo che diventerà tempio dell’architettura e del design italiano. Fuso in vari corpi (12, 18, 24, 36, 48, 60) e successivamente anche nella serie grassetto, il Triennale venne usato soprattutto in pubblicità, ma anche nelle scritte a rilievo murali.

Alcuni corpi del Triennale è conservato nell’archivio caratteri della Tipoteca che raccoglie caratteri in piombo e legno. Una piccola anteprima si trova sul sito web del Museo.

 

 

Una tecnologia: Optima, la pianocilindrica robusta e precisa

La Optima del 1914 conservata, e utilizzata, in Tipoteca. Photo by Giulio Favotto / otium

Optima è il nome commerciale di una pianocilindrica tipografica, una macchina da stampa prodotta dal 1908 dalla principale azienda tipografica italiana del secolo scorso, la Nebiolo. L’Optima è una macchina robusta, precisa e con alta qualità di stampa, sfornava una tiratura di circa 1.500 copie l’ora e permetteva di scegliere tra una gamma di modelli diversi, a seconda delle esigenze del formato di stampa. Così potevano comodamente essere messi in macchina (ma solo manualmente) fogli di misura cm 50x 70, 70x 100, 80x 115, 90x 130.

In Tipoteca ha trovato casa un’Optima costruita a Torino nel 1914 e proveniente dalla storica Tipografia Ghibaudo di Cuneo: collocata nel salone principale del museo, la macchina – come tutte quelle conservate in Tipoteca – è ancora utilizzata per stampare libri d’arte.

Un’azienda: la gloriosa Nebiolo di Torino

Tra le storie raccontate all’interno della Tipoteca, sicuramente una delle più importanti è quella della storica Fonderia Nebiolo di Torino.

Nel 1878 Giovanni Nebiolo rileva una piccola fonderia di caratteri: è da qui che ebbe inizio l’avventura imprenditoriale della più importante industria tipografica italiana. Ufficialmente la Nebiolo & Comp. di Torino nascerà 2 anni dopo: nel 1880. Nel 1888 con l’ingresso di nuovi soci, la società si espande: non produrrà più solo caratteri, ma anche macchine tipografiche. Le prime macchine che escono dalla Nebiolo sono adatte a soddisfare la domanda delle piccole tipografie di cui l’Italia era disseminata. Poi, nei primi del 1900, la Nebiolo spinge verso la progettazione di macchine più grandi adatte anche a un settore in espansione come quello della stampa dei giornali. Anche il Corriere della Sera si affiderà alle machine della Nebiolo.

Questa e altre storie dell’affascinante mondo della tipografia italiana, sono raccontate dalle macchine, dai documenti e dai libri e stampati conservati in Tipoteca, che vi consigliamo di visitare!