Thinking in Icons

Thinking in Icons

Emily Potts Pubblicato il 9/6/2017

Le icone sono ormai una parte così integrante del nostro stile di vita che spesso tendiamo a non farci più caso. E non dovrebbe essere così, a eccezione di quei casi in cui sono fuorvianti o confuse. Nel suo nuovo libro Thinking in Icons, Felix Sockwell accompagna i lettori nel processo di realizzazione delle icone, analizzando le sottili sfumature in grado di far funzionare o fallire un design eccellente.

“Le icone hanno un forte impatto sulla nostra vita di tutti i giorni, proprio come la tipografia. Ma è qualcosa che notiamo davvero soltanto quando c’è qualcosa che non va”, afferma Sockwell. “Basti pensare a Penn Station, un luogo di passaggio per milioni di pendolari. Nella sala centrale c’è un cartello con l’icona ‘gift shops’. Nell’immagine ci sono una pipa, un regalo (un fiocco) e un libro. Per la maggior parte dei passanti non ha alcun senso, e nessuno vende pipe. Non si può neanche fumare nella maggior parte dei luoghi pubblici a New York, ma quell’icona è lì da sempre ed è probabile che lì rimanga in futuro. Trovo un peculiare senso di appagamento nel segnalare queste stranezze alle persone. È una delle ragioni per cui non sono più un uomo sposato.”

Felix Sockwell è anche affascinato dall’evoluzione di alcune icone, come quella per condividere, il cosiddetto “share”. “In principio era grossolana, all’interno di un riquadro con bordi arrotondati. Adesso è una freccia in 3D e funziona piuttosto bene,” sottolinea. “Tanti errori diventano icone belle e intuitive da usare. Il mio libro non è che una conversazione onesta sull’uso, sul design, sulla concezione e sulla comprensione delle icone. Disegnare icone non è una pratica molto attraente e nemmeno molto diffusa nel settore: la maggior parte dei designer si dedica a usare un vecchio sistema o a modificare icone esistenti per rinnovarle o rendere più ufficiali. A me interessa di più capire i passi falsi e gli errori commessi in passato e che hanno portato a soluzioni accettabili.”

E ne parla nel suo libro, ammettendo nella sua prefazione che “il 90% del lavoro mostrato in queste pagine è del tutto fittizio, creato nei tempi morti di incarichi reali. Alcuni casi sono studi rivisitati, buffonate ben architettate che indossano una maschera d’ottimismo”. Ciò nonostante, i lettori sono in prima fila per lo spettacolare processo di design, lì ad ammirare le tante fasi della creazione di un piccolo marchio.

Qui due esempi di progetto in evidenza nel libro:

Logo I Heart Radio. Art Director: Josh Klenart

Per questo incarico, a Sockwell è stato chiesto di interpretare letteralmente il nome utilizzando un cuore, una persona e una radio. Sembra facile, no? Beh, non proprio. Ha buttato giù varie versioni, tutte una variazione sul tema principale, per calibrare il progetto al meglio. Inizialmente, aveva inserito delle parole, poi abbandonate e sostituite da grafiche enigmatiche. I vari elementi sono stati poi rimaneggiati e spostati fino a che non ha trovato la vera e propria chiave di volta. Dopodiché si trattava solo di affinare il concept finale per arrivare all’effetto desiderato.“Io e Josh abbiamo lavorato bene insieme, e molto rapidamente. Grazie alla sua esperienza pluriennale nel mondo editoriale, sapeva bene come lavora un illustratore. Affinché il marchio fosse forte e robusto, c’era bisogno di qualcosa che si differenziasse da Sirius XM Radio (ovvero, niente bordi arrotondati o linee mono-spessore). Dopo l’uscita di Josh, il direttore creativo suo successore prese il lavoro fatto uniformandolo al trend in voga: mono-spessore e rotondeggiante. Che poteva andare benissimo per font come Arial Bold Rounded. Ma il nostro era un carattere forte e volevamo un logo che lo mettesse in evidenza”, spiega Sockwell. “C’est la vie. Non cambia molto ma quelle piccole modifiche spiccano nell’aria come note imperfette. Cambiandone una, si deve rifare tutto da capo, in modo olistico.”

The Female Factor, International Herald Tribune. Art Director: Kelly Doe

Le icone editoriali nascono già con una serie di ostacoli intrinsechi ovvero la necessità di comunicare rapidamente una tematica o un argomento per coinvolgere il lettore. Siamo onesti: molte persone non leggono più a fondo, ma in modo selettivo. Un’icona che funziona può fermare il lettore prima che bruci il via. The International Herald Tribune ha chiesto a Sockwell di creare un’icona per una serie di articoli annuali sulle donne agli inizi del XXI secolo. I suoi primi studi contenevano figure femminili e globi. Dopo vari aggiustamenti, è arrivato alla soluzione finale che integra entrambe le idee, ma con un numero di linee e spessori più complesso. Sono dettagli come questi a essere cruciali per la leggibilità di un design, in modo particolare quando si tratta di una piccola icona editoriale.

Per scoprire questi e molti altri loghi, il nuovo libro di Sockwell è sicuramente un volume ricco di idee e fonte di ispirazione per qualsiasi progetto di design.