L’origine dello smiley

L’origine dello smiley

Anabel Herrera Pubblicato il 3/18/2024

Si tratta di una delle scene più memorabili del film “Forrest Gump” (1994), in cui il celebre personaggio interpretato da Tom Hanks corre per gli Stati Uniti prendendo parte ad alcuni degli episodi più rilevanti della storia del Paese. In uno dei più divertenti, incontra un uomo che ha dichiarato bancarotta nel settore delle T-shirt. Spiega che vuole mettere la sua faccia su uno dei suoi modelli, ma non sa disegnare né ha con sé una macchina fotografica. In quello stesso momento passa un camion, schizza del fango sul viso di Forrest che se lo asciuga con la maglietta gialla dell’uomo, lasciando una macchia sulla T-shirt che assomiglia ad una faccina felice. “Have a nice day” (“Buona giornata”), dice salutando l’uomo d’affari, che finisce poi per fare fortuna con il fortuito suggerimento

E così è nato lo smiley. Almeno nella finzione, perché nella vita reale l’inventore di questa semplice grafica di successo è stato Harvey Ball.

Un’immagine per sollevare il morale

L’artista e disegnatore americano, nato a Worcester (Massachusetts) nel 1921, aveva fatto carriera presso diverse agenzie pubblicitarie prima di crearne una propria, la Harvey Ball Art & Advertising, nel 1959. L’incarico che gli avrebbe cambiato la vita per sempre arrivò nel 1963 attraverso la State Mutual Life Assurance. La compagnia assicurativa aveva appena attraversato diverse fusioni e acquisizioni che avevano generato un clima di incertezza tra i suoi lavoratori, per questo chiese a Ball di creare un’immagine di felicità che potesse essere utilizzata su targhette ed adesivi, tra gli altri supporti, nel tentativo di sollevarne il morale.

Harvey Ball (Wikimedia Commons): https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Harvey_ball_stamp.jpg

Gli elementi della faccina sorridente disegnata dall’artista in soli 10 minuti, in base alle sue stesse dichiarazioni in varie interviste, sono lo sfondo giallo brillante, come il sole, la perfetta forma circolare e una leggera asimmetria negli occhi e nella bocca per umanizzare l’espressione del viso. Il fenomeno tra i dipendenti e clienti della State Mutual Life Assurance è stato immediato. Ma né la compagnia assicurativa né Ball, che si fece pagare 45 dollari per il suo lavoro, pensarono di brevettare il progetto.

La battaglia per lo sfruttamento dei diritti

All’inizio degli anni ‘70 iniziò la battaglia commerciale per ottenere il divertente simbolo della felicità. I fratelli Bernard e Murray Spain, proprietari dell’azienda di biglietti d’auguri Hallmark, hanno registrato la faccina insieme alla frase “Have a nice day” (“Buona giornata!”) e l’hanno trasformata in una enorme risorsa. Cartoline, poster, lampade, adesivi, tazze, targhette… In soli due anni guadagnarono due milioni di dollari con questo fenomeno di merchandising che, secondo i fratelli, contribuì a far ritrovare l’ottimismo ai cittadini americani dopo la guerra del Vietnam.

Anche se metà del pianeta ha considerato lo smiley come un segno di libertà, è anche vero che ha accumulato molti detrattori, che lo vedevano come un simbolo infantile. È un elemento ricorrente nella serie a fumetti “Watchmen”, ad esempio, ma macchiato di sangue, in contrasto con l’immagine di felicità costante.

Fonte: https://www.instagram.com/p/CGTBx9DFxmf/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

Ma la persona che per prima registrò l’icona come marchio commerciale fu Franklin Loufrani, consapevole del suo potenziale economico. Il giornalista francese ha iniziato a usare la faccina gialla per evidenziare le buone notizie sul giornale dove lavorava, il France Soir, un’idea che è stata adottata da molti altri giornali a livello internazionale. E già negli anni Ottanta era riuscito a imprimere lo smiley su ogni tipo di oggetto, oltre a trasformarlo nel simbolo della controcultura legata alla musica elettronica o al grounge. Anche i Nirvana ne hanno fatto il loro logo; questo sì, davvero stravolto.

The Smiley Company passò nelle mani del figlio del fondatore, Nicolas Loufrani, quasi all’alba del XXI secolo. È stato lui a introdurre gli smiley nella comunicazione digitale aggiungendo una varietà di espressioni facciali al disegno originale. Chi non invia ogni giorno un sacco di emoji ai propri contatti tramite WhatsApp?  La rivoluzione è stata tale che, nel 2015, l’Oxford Dictionary ha nominato l’emoji con volto e lacrime di gioia come parola dell’anno.

Giornata mondiale del sorriso

Oggi The Smiley Company è un marchio globale che genera vendite per oltre 500 milioni di dollari all’anno attraverso prodotti di moda, cibo, articoli per la casa, bellezza e persino arte: il famoso smiley poliziotto di Banksy, ad esempio.

E che ne è stato di Harvey Ball? Ebbene, non ha mai preteso un compenso economico per la sua creazione, ma temeva che il significato originario andasse perduto a causa dell’eccessiva commercializzazione della faccina gialla nelle mani della famiglia Loufrani. Così, nel 1999, ebbe l’idea della Giornata mondiale del sorriso, che da allora si celebra ogni anno il primo venerdì di ottobre.

Dopo la morte del disegnatore nel 2001, suo figlio ha creato a Worcester la Harvey Ball World Smile Foundation, che nel 2012 è riuscita a registrare per la prima volta la faccina sorridente a nome di Ball.