Apre a New York il primo museo americano dedicato al poster
Ha aperto i battenti lo scorso Giugno il Poster House, il museo dedicato ai manifesti più importanti della storia. In uno spazio di 1.400 metri quadrati nel cuore di Chelsea, New York, una selezione di 7.000 manifesti provenienti da tutto il mondo esprime il potere comunicativo e persuasivo di questo mezzo di comunicazione, nei suoi diversi campi d’applicazione. Dalla loro prima apparizione alla fine dell’Ottocento ad oggi, i poster hanno assolto molte funzioni diverse, dalla propaganda politica alla pubblicità, fino a diventare veri e propri oggetti artistici da collezione.

Il museo include due aree espositive, un’area per bambini, un laboratorio educativo e alcune installazioni interattive pensate per far conoscere i segreti del poster design ai visitatori di ogni età. Oltre alla collezione permanente, la struttura ospita anche delle interessanti mostre temporanee su alcuni degli artisti e designer di manifesti più importanti a livello internazionale. Grazie alle installazioni interattive del museo, i visitatori possono creare il proprio poster personalizzato usando le grafiche di alcuni manifesti celebri.
Adulti e bambini potranno imparare la storia del manifesto e progettarne uno secondo i propri gusti, anche grazie all’apposita cabina fotografica che permette di sovrapporre la propria immagine alle grafiche di alcuni dei poster americani più celebri, da “I want you” di James Montgomery Flagg all’altrettanto famoso “We Can Do It!” di J. Howard Miller.
Abbiamo selezionato per voi alcuni dei poster più interessanti esposti in questo museo.
Jules Chéret – “Progressive Proof (Before Letters)”, 1891
Quest’opera di Jules Chéret è il pezzo più raro della collezione e rappresenta l’elemento finale di una serie di bozze esposte al Poster House: ogni foglio serviva ad aggiungere un colore diverso all’interno della composizione e a realizzare il disegno finale.

Padre del manifesto moderno e grande maestro della cromolitografia, con la sua particolare tecnica Chéret riuscì a ottenere degli effetti pittorici fino ad allora impensabili.
ACT UP – “Silence = Death”, 1987
Nel 1987, ACT UP (acronimo per AIDS Coalition to Unleash Power), un gruppo di attivisti di New York, crea un poster per spingere la comunità LGBT e il resto dei cittadini ad agire nei confronti dell’emergenza AIDS. Le strade della Grande Mela vennero tappezzate di questo manifesto, diventato un’icona del movimento LBGT.

La chiave del suo successo fu l’impiego di una grafica astratta – con il triangolo rosa, simbolo identificativo degli omosessuali all’interno dei campi di concentramento nazisti, in posizione invertita – e di uno slogan tanto essenziale quanto inequivocabile, pensati per raggiungere un pubblico più ampio possibile.
Marcia delle Donne di Boston – “Resist Unite Together We Must Fight”, 2017
Questo è uno dei 4.000 manifesti donati alla Poster House dal movimento organizzatore della Women’s March.

Nel 2017, milioni di donne hanno sfilato a Washington, New York, Boston, Los Angeles e tante altre città degli Stati Uniti e del mondo per sostenere il diritto all’uguaglianza e la difesa dei diritti civili delle donne e delle minoranze, minacciati dall’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca. Dal 17 ottobre, il museo ospiterà una mostra dedicata alla Women’s March.
“Visit Dante’s Inferno”, Seymour Chwast, 1967
Il designer Seymour Chwast, insieme a Milton Glaser e James McMullan, è stato uno dei fondatori dei Push Pin Studios nel 1954. Questo consorzio di grafici e illustratori newyorchesi decise di abbandonare il freddo razionalismo imposto dallo Swiss Style – la forma di progettazione grafica sino ad allora predominante –formulando un nuovo lessico grafico fresco e ironico

Da quando è apparso nell’ufficio di Roger Sterling Jr. nella serie TV “Mad Men”, questo poster è diventato l’icona della pubblicità negli anni ’60. Poster House ha in programma per i prossimi mesi una mostra con alcuni dei lavori realizzati dai Push Pin Studios.
“Herman Miller Summer Picnic”, Stephen Frykholm, 1985
Nel 1970, Stephen Frykholm viene assunto dalla ditta di arredamento Herman Miller per dirigere il suo dipartimento di progettazione grafica. Uno dei suoi primi compiti fu creare dei poster in occasione dello Sweet Corn Festival, il picnic annuale dell’azienda

Per vent’anni, Frykholm ha creato dei manifesti vivaci con immagini ispirate alla Pop Art, ricevendo molti premi per l’originalità dei suoi lavori.
“PKZ”, Otto Baumberger, 1923
Con la sua composizione incentrata su un unico oggetto ingrandito, questo manifesto, ideato per promuovere i grandi magazzini PKZ, è un classico esempio di Object Poster, lo stile figurativo conosciuto anche con il nome di Plakastil e inventato dal grafico tedesco Lucian Bernhard all’inizio del ‘900.

Il Plakastil, caratterizzato dall’uso di colori pieni, caratteri grandi e forme semplificate, fu portato avanti da Otto Baumberger e altri artisti svizzeri fino all’inizio degli anni ’50.