La Via della carta in Toscana

La Via della carta in Toscana

Giovanni Blandino Pubblicato il 3/26/2021

Lo sapete bene, la carta è uno dei nostri soggetti preferiti: di questo materiale ci affascinano la storia, i territori, le tecniche e tutto quello che vi ruota attorno. Per questo oggi vi portiamo in Toscana, alla scoperta di un particolare itinerario turistico che segue le tracce di uno dei distretti cartari oggi più importanti in Europa: la Via della carta.

A partire dal Cinquecento infatti, tra Lucca e Pistoia e alle pendici meridionali delle Alpi Apuane si sviluppano alcune tra le prime cartiere in Italia. Il territorio era ricco d’acqua e di fiorenti centri di potere. In più c’è un vicino porto, quello di Viareggio, da cui il materiale poteva essere smerciato in tutta Europa. Oggi — per la tradizione storica e per l’attuale dimensione del sistema produttivo — l’industria della carta attiva in Toscana nelle provincie di Lucca e Pistoia è la prima in Italia e tra le più importanti in Europa: ci sono oltre 200 stabilimenti, migliaia di addetti ed esportazioni in tutto il mondo.

La Via della carta è un itinerario che da qualche anno accompagna i visitatori alla scoperta di questa importante storia del territorio, lunga ben cinque secoli. Ecco dunque alcune tappe che ci sono piaciute e qualche consiglio su come percorrerle!

Tappa a Villa Basilica – le prime cartiere e l’invenzione della cartapaglia

Il borgo di Villa Basilica, nella stretta valle dove scorre uno dei due rami del torrente Pescia, è il luogo da dove tutto ebbe inizio: qui infatti a metà del Cinquecento nasce la prima cartiera in Toscana ad opera di Vincenzo Busdraghi che attrezza e restaura un vecchio mulino grazie anche all’aiuto economico di una famiglia di nobili lucchesi: i Buonvisi.

Ma a Villa Basilica ci fu anche un’importante “nascita”: l’invenzione della cartapaglia. È in questo piccolo borgo infatti che nel 1834 il farmacista Stefano Franchi realizza “per caso” la cartapaglia, la carta gialla che un tempo veniva usata per imballare praticamente ogni cosa, mentre oggi si trova perlopiù nei cartocci e come tovaglietta per le osterie. Si tratta di un composto di paglia, calce e acqua e all’epoca della sua invenzione risolse un enorme problema: gli stracci, che erano la materia prima per realizzare la carta, iniziavano a scarseggiare e diventavano sempre più costosi (leggi qui la nostra storia della carta).

Il successo della cartapaglia fu immediato e notevole: nel 1911 la provincia di Lucca contava 106 cartiere e proprio la carta-paglia era il loro prodotto principale. Tanto che in un quartiere di Lucca veniva definito il costo di riferimento di questo materiale per tutta l’Europa.

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Anche se oggi molte delle cartiere si sono spostate nella piana di Lucca, Villa Basilica e la sua valle restano punteggiate dai vecchi opifici della carta contraddistinti dalla tipica architettura in pietra e mattone con alte finestre a fessura.

A Villa Basilica, in località Botticino, trovate un info point destinato alla promozione turistica del territorio e alla Via della Carta dove chiedere informazioni. Proprio da qui ci si può poi avventurare in un percorso di trekking alla scoperta del territorio delle cartiere

A piedi o in bici sulle antiche vie dei cartai

Circa 20 km complessivi di sentieri e strade lastricate – da fare a piedi o in mountain bike – permettono di ripercorrere le antiche vie dei mastri cartai che collegavano le due valli percorse dai rami del fiume Pescia. Un tempo, infatti, queste strade rappresentavano delle trafficate vie di collegamento che, fino a metà del Novecento, venivano utilizzate dai lavoratori e soprattutto dalle lavoratrici delle cartiere per raggiungere i luoghi di lavoro, ma anche come via di scambio e contatto tra le due valli.

Qui trovate alcune informazioni utili sui percorsi o potete contattare i promotori del progetto

Tappa a Pescia – la carta fatta a mano, il Museo e un esempio di cartiera completamente intatta

A piedi o in macchina ci spostiamo qualche chilometro a est di Villa Basilica: arriviamo nella valle dove scorre il ramo principale del Pescia. La presenza di acqua pura era infatti fondamentale per l’industria cartaria: forniva allo stesso tempo la forza motrice che muoveva le pesanti macchine delle cartiere e una delle materie prime per la fabbricazione della carta a mano.

Proprio nel paese di Pescia troviamo l’antica cartiera denominata “Le Carte” – parte del museo della carta di Pescia e in fase avanzata di ristrutturazione. La cartiera è un unicum in Europa: a partire dal Settecento qui la carta è stata sempre prodotta a mano, con un metodo rimasto pressoché invariato fino alla sua chiusura nel 1992. Così è arrivato fino a noi un metodo di produzione della carta in realtà antichissimo e un esempio di cartiera completamente intatta. Lo abbiamo raccontato più approfonditamente qui.

All’interno della cartiera – costruita nel 1710 – sono ancora presenti tutti gli impianti produttivi del Settecento e Ottocento. E questo ne fa uno dei monumenti più rilevanti di archeologia industriale presenti sul territorio italiano.

Il Museo della Carta di Pescia offre anche attività didattiche ed è sede di un importante archivio con esempi di carta prodotta nei tre secoli di attività della cartiera.

Tappa a Viareggio – il porto da dove salpava la carta e i carri di cartapesta

Siamo pronti a lasciare le pendici dell’Appennino: seguendo la via percorsa un tempo dalla carta ci spostiamo verso la costa, passiamo così per la piana di Lucca. È in questa pianura alluvionale, ai margini delle montagne, che oggi si è trasferita l’ancora fiorente attività cartaria della zona. Il distretto Industriale della carta di Lucca nel corso del Novecento ha riconvertito la produzione dalla cartapaglia alla carta tissue (qui si ottiene circa l’80% della produzione nazionale) e cartone ondulato (40% della produzione nazionale).

Lasciata la piana di Lucca arriviamo a Viareggio, il porto da dove un tempo salpavano le ingenti quantità di carta prodotte nell’entroterra – basti pensare che le 8 cartiere attive nel Seicento raggiungevano una produzione annuale di 16.000/20.000 risme di carta. Tra i mercanti di Viareggio e le cartiere dell’entroterra però non sempre le cose filarono lisce. Alla fine del Seicento infatti ci furono momenti di tensione: i mercanti infatti volevano esportare e vendere direttamente gli stracci, mentre i proprietari delle cartiere ne avevano bisogno come materia prima. Alla fine, ebbero la meglio questi ultimi e l’esportazione degli stracci venne limitata e regolamentata.

Oggi Viareggio è teatro invece di un altro uso spettacolare della carta: i carri del Carnevale realizzati in cartapesta dai sapienti maestri carristi locali. A febbraio la città diventa palcoscenico per le creazioni migliori realizzate negli hangar della Cittadella del Carnevale di Viareggio: qui vengono assemblati gli imponenti carri allegorici per poi partire diretti verso il centro della città. Nel periodo primaverile ed in estate, invece, il piazzale ospita concerti e rappresentazioni teatrali e gli hangar vengono aperti al pubblico per consentire la visita delle opere di cartapesta dei maestri viareggini.

E voi? Siete pronti a immergervi anima, corpo (e piedi) alla scoperta della storia della carta in Toscana?

Immagini per gentile concessione di Lucense.