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Il secondo quotidiano più venduto in Italia* non tratta di informazione politica o di cronaca, bensì di sport. La Gazzetta dello Sport è il quotidiano sportivo più antico d’Europa ed è talmente amato da avere un suo nomignolo, la “rosea”, dovuto ad una delle sue caratteristiche più riconoscibili, ovvero il colore rosa della sua carta.
Fondata nel 1896, la Gazzetta ha attraversato oltre un secolo di storia d’Italia, adattandosi ai cambiamenti tecnologici e sociali e punteggiando la memoria del paese, attraverso le imprese sportive più epiche.
È il giornale del lunedì, quando ci sono i commenti e le analisi delle partite del campionato di calcio di serie A ed è abitudine degli italiani leggerlo al bar mentre si sorseggia una tazzina di espresso e si morde una brioche.
Andiamo quindi alla scoperta della sua storia e della sua grafica.

Oltre un secolo di sport
La Gazzetta dello Sport nacque sulla spinta del grande interesse verso lo sport nella Milano degli anni ottanta del XIX secolo, quando ciclismo, ippica e podismo generavano grande passione tra la gente. La genesi del giornale è legata alla competizione editoriale tra il Corriere della Sera e il Secolo di Raffaele Sonzogno, che nel 1893 aveva lanciato il settimanale Il Ciclo, stampato su carta rosa.
La decisione di creare una gazzetta dedicata a tutti gli sport, ispirandosi alle esperienze francesi come Le Vélo e Paris-Vélo, rappresentò un momento fondamentale nella storia dell’editoria sportiva italiana. La direzione del nuovo giornale venne affidata a Eliso Rivera e Eugenio Camillo Costamagna.

Nel 1908 con la decisione di organizzare una gara ciclistica chiamata Giro d’Italia, il giornale raggiungerà le 100.000 copie (ancora veniva pubblicato a cadenza trisettimanale) e arriverà ad avere punte di 500.000 copie già negli anni Venti. Il record assoluto venne invece raggiunto il 12 luglio 1982, giorno successivo alla finale del campionato mondiale di calcio in Spagna, tirando la bellezza di 1.469.043 copie – quasi un milione e mezzo! –, sfruttando tutte le linee produttive ed entrando in quasi tutte le case italiane per un evento che fece la storia del paese.
La prima pagina riportava, semplicemente, il titolo “Campioni del mondo!” sparato a caratteri cubitali.

Grafica e tipografia d’impatto per una lettura veloce
L’evoluzione del formato della Gazzetta dello Sport riflette le trasformazioni dell’industria editoriale italiana dell’ultimo secolo.
Nel 1930 il giornale era organizzato in 7 colonne che diventarono poi 8, all’interno di un classico e ampio formato broadsheet. Soltanto nel 2008, con il redesign più radicale nella storia del giornale, la Gazzetta ha abbandonato il formato broadsheet tradizionale per adottare il formato tabloid, più piccolo come avvenuto per molti altri quotidiani (275 x 404 mm). La riduzione delle dimensioni ha implicato anche una riduzione delle colonne, passando a 6.
La riprogettazione è stata affidata da Wenceslau News Design allo studio di Barcellona Cases i Associats che è intervenuto sul design di tutto il giornale e delle estensioni digitali. In particolare, come font principale viene scelto il Titling Gothic di Font Bureau, un sans-serif molto deciso.
Il redesign aveva l’obiettivo di migliorare la leggibilità delle pagine, sistematizzando titoli e box a colori, rendendo la grafica semplice ma di forte impatto.


Dopo qualche anno, però, si decise di adottare un nuovo font della famiglia Tablet Gothic, disegnato da TypeTogether. Secondo il responsabile della progettazione, la scelta tipografica fu approvata immediatamente per diversi motivi tecnici e estetici: si doveva migliorare la leggibilità, perché c’erano casi come la “I” maiuscola con grazie che veniva confusa con una “l” minuscola, in più il font offriva una ampia gamma di possibilità combinatorie, grazie alle 84 varianti stilistiche della famiglia.
Questa scelta tipografica si è rivelata particolarmente efficace per un tipo di giornale come questo, che richiede leggibilità rapida; l’impatto visivo è cruciale per catturare l’attenzione del lettore.

L’aspetto grafico della Gazzetta è magistralmente costruito per coinvolgere il lettore; ad esempio, i titoli bold e colorati sembrano scanditi da un pubblico esultante, magari la tifoseria allo stadio, stimolando una reazione emotiva di partecipazione. Perciò è molto importante che le pagine, sempre piene di notizie, fatti, numeri, siano in equilibrio, rispettando le gerarchie per rendere la lettura chiara, in modo che i tanti elementi (titoli sensazionali, fotografie, box, tabelle con cifre significative di risultati, pagelle, calendari) non creino confusione.
Infatti, l’uso strategico del colore, le tabelle, le cover interne con grandi foto e citazioni o titoli sovraimpressi, l’uso di richiami, balloon, piccoli box e di altri elementi grafici rendono la Gazzetta moderna davvero attraente, accattivante e semplice da consultare.


Negli ultimi anni, in linea con i trend dell’editoria periodica, il colore è onnipresente, i titoli sono urlati e le composizioni grafiche sono più ardite. Se queste scelte fanno perdere eleganza all’impaginazione, diventano fondamentali per catturare il lettore in un mercato che rincorre in modo spietato le leggi dell’economia dell’attenzione.
Infografiche esaltanti e foto memorabili
Un quotidiano come la Gazzetta ha bisogno di essere spettacolare ed epico quasi ogni giorno. Le immagini diventano quindi fondamentali per creare ricche narrazioni e nuovi miti.
Le foto in grande formato sono utilizzate non soltanto in copertina, ma anche come apertura delle sezioni interne. Molte foto di copertina sono rimaste nella storia d’Italia: pensiamo alle vittorie di Mennea o Zoff che solleva la coppa nel 1982, ma tante altre sono state le immagini memorabili di ogni decennio. Il più delle volte vengono scelte foto di trionfo (esultanze, premiazioni, coppe o trofei sollevati e bene in vista), altre volte si sceglie l’epica del momento (Bolt che taglia il traguardo facendo il record mondiale dei 100 mt piani).


Funzione simile svolgono le infografiche: devono esaltare i risultati dei campioni, analizzarne statisticamente il rendimento, mettono a confronto le prestazioni delle squadre e, non ultimo, sintetizzano storie e biografie.


L’infografica diventa poi vero e proprio contenuto scientifico per dare una visione obiettiva dell’evento sportivo e contribuendo ad alimentare discussioni tra i lettori.
Un esempio sono le classiche analisi post-match delle gare di serie A che possono occupare anche tutta una pagina.

L’uso massivo delle infografiche è piuttosto recente, ma da sempre la Gazzetta utilizza disegni e grafica informativa per spiegare meglio le imprese dei campioni.
Esempio sono le famose “moviole” dei gol della serie A disegnate, fino agli anni novanta, da Carmelo Silva che raccontavano le fasi delle azioni con i giocatori disegnati e le frecce di passaggi, assist e movimenti. Per un ventennio, le moviole di Silva sulla Gazzetta si confrontavano con quelle del collega Paolo Samarelli sul settimanale Guerin Sportivo, che poteva stamparle a colori. In un’epoca in cui le riprese televisive fornivano un solo punto di vista, le moviole disegnate erano uno strumento fantastico di racconto e di analisi tecnica.
“Il nostro lavoro consisteva nel ricreare su carta, dettaglio per dettaglio, l’azione del gol, magari rivedendola più volte al videoregistratore.”**

Un quotidiano storico che incarna l’amore italiano per lo sport
La Gazzetta dello Sport è un fenomeno prettamente italiano, secondo quotidiano per diffusione nazionale, con punte oltre le 150.000 copie il lunedì, quando si commenta la serie A. Tipico giornale da leggere al bar, capace di animare le tifoserie e di esaltare (o di criticare) i grandi campioni, nonché di fotografare l’orgoglio nazionale per la conquista di grandi vittorie o imprese sportive.

Rispetto al cugino francese L’Equipe (di cui parleremo in un altro articolo), ben più venduto, non ha avuto in età recente quella capacità giornalistica di creare racconti che possano diventare vera e propria letteratura, ma si è concentrata su un linguaggio semplice e immediato, alla ricerca di metafore e nomignoli efficaci. Negli anni cinquanta, la Gazzetta era tutta un’altra storia, quando con Gianni Brera alla direzione, gli articoli riuscivano a creare piccole mitologie, con giochi di parole e metafore tanto ardite quanto efficaci. Fu negli anni settanta che, sotto la direzione di Gino Palumbo, la Gazzetta sposò una scrittura diversa in cui il giornalista non pontificava o commentava in modo troppo individuale, ma stava tra la gente e doveva spiegare le questioni tecniche; inoltre doveva interessarsi al prima e al dopo degli eventi, frugando tra i pettegolezzi e le curiosità, senza dimenticare di intervistare i campioni.

In conclusione, la Gazzetta dello Sport è il giornale che più di ogni altro può far capire il paese, il suo linguaggio e il suo modo di pensare, rappresentandone la pancia più animata e animosa, quella del tifoso e dell’appassionato che si diverte a discutere di calcio (gli altri sport hanno sempre uno spazio ben minore, ciclismo a parte) e a fare l’allenatore del lunedì. Un giornale che si è adattato, nel corso del tempo, al modo di pensare e di vivere lo sport (e non solo) del suo lettore. Ripercorrere la sua storia nel corso delle decadi, ci mostra il viaggio che la “rosea” ha fatto e come la società è cambiata assieme a lei.



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Stefano Impedovo, disegnatore del Guerin Sportivo, in una intervista