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Quattro ragazzi di Birmingham registrano il loro album di esordio in appena 12 ore e, probabilmente senza saperlo, portano il rock verso una dimensione ancora inesplorata. È questa una delle storie che contribuiscono a fondare l’heavy metal! I protagonisti furono proprio quei quattro ragazzi: i Black Sabbath, ovvero Ozzy Osbourne alla voce, Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Bill Ward alla batteria.
La genesi del loro primo disco – l’omonimo Black Sabbath, uscito il 13 febbraio 1970 per l’etichetta Vertigo – è rocambolesca e ingenua allo stesso tempo. Eppure, il disco non solo contribuirà secondo molti a fondare un genere, ma ebbe un enorme successo commerciale: negli Stati Uniti vendette oltre un milione di copie, mentre nel Regno Unito finì all’ottavo posto dei dischi più venduti del paese.
Le ispirazioni che si intrecciano nell’album di esordio dei Black Sabbath sono molte: i film di horror di Mario Bava (da cui deriva il nome del gruppo), alcune note diaboliche, il notevole carisma di Ozzy Osbourne – diventato poi il padrino dell’heavy metal e scomparso proprio quest’anno, nel luglio del 2025.
Ma alla fama di questo debutto leggendario contribuì notevolmente anche la copertina del disco. Enigmatica e sinistra. Oggi ne raccontiamo la misteriosa storia!
Una copertina piena di misteri: Black Sabbath
Una donna vestita di nero – forse una strega – si staglia, immobile, all’interno di un lugubre paesaggio sgranato e dai toni cupi. Ci sono altri dettagli inquietanti: un indecifrabile edificio sullo sfondo, il viso della donna è poco particolareggiato e le sue mani sembrano reggere qualcosa. Su un angolino, un corvo dà l’ultimo tocco gotico al tutto. Ma a rendere enigmatica la copertina di Black Sabbath non è solo il suo contenuto, ma l’intera storia che c’è attorno.

O meglio, la non-storia. Fino a qualche anno fa non si sapeva quasi niente riguardo alla copertina che impacchetta questo storico disco. Molte domande si concentravano sulla strega: c’è chi diceva che fosse Ozzy Osbourne bizzarramente travestito, chi addirittura raccontava che durante lo shooting non fosse stata presente alcuna donna e che l’oscura figura comparve solo una volta sviluppata la pellicola.
Anche l’autore della copertina era avvolto dal mistero. Nei crediti c’è una sola indicazione: disegnato e fotografato da Keef. Nient’altro.

Solo negli ultimi anni – e in particolare in occasione del cinquantesimo anniversario del disco – diverse interviste hanno iniziato a svelare cosa c’era dietro la leggendaria copertina di Black Sabbath. A cominciare dall’autore. Sotto il nome di Keef – che compare anche in altri successivi dischi dei Black Sabbath firmandosi a volte Marcus Keef. – si cela il fotografo e artista Keith Macmillan. Keith Macmillan lavorò con molti gruppi progressive degli anni Settanta, in particolare quelli dell’etichetta Vertigo che produsse Black Sabbath, creando uno stile assai riconoscibile.
Fu proprio il fotografo e designer che ha raccontato, insieme alla modella che interpreta la solitaria figura di donna, come avvenne la creazione della copertina di Black Sabbath.
L’idea della copertina di Black Sabbath arriva da alcune note diaboliche
Quando gli fu chiesto di realizzare la copertina di Black Sabbath, Keith Macmillan – in arte Marcus Keef – era fresco fresco di studi artistici. Tra le fonti di ispirazione citate per la copertina c’è anche il pittore surrealista René Magritte. Ma fu l’ascolto della prima canzone dell’album a dare l’idea della copertina.

Black Sabbath si apre infatti con una melodia sinistra: il chitarrista della band Tony Iommi inventò questo memorabile riff usando quello che nel Medioevo era considerato un intervallo diabolico di note musicali , il tritono. Su queste disturbanti note, Ozzy Osbourne canta: What is this that stands before me?/Figure in black which points at me (in Italiano: Cos’è questa cosa che mi sta davanti? / Una figura vestita di nero che mi indica). Ed ecco immaginata la copertina!
Molto freddo, un corvo imbalsamato e una pellicola particolare: la realizzazione della copertina Black Sabbath
I particolari dello shooting fotografico dedicato alla copertina del disco, che avvenne nel 1969, sono invece raccontati anche da Louisa Livingstone – la modella che posò per l’immagine. Lo shooting avvenne la mattina molto presto, quando la modella arrivò sul posto trovò il fotografo ad armeggiare con del ghiaccio secco per tentare di creare della nebbia. La cosa non funzionò e si decise successivamente di usare una più comune macchina del fumo. L’artista aveva inoltre legato un corvo imbalsamato di sua proprietà, che chiamava col nome di Yorick, al ceppo di un albero. La sua sagoma comparve nel retro della copertina.

La location scelta per la copertina di Black Sabbath non era casuale: Mapledurham è un mulino ad acqua del Quattrocento che si trova sulle rive del Tamigi – a un’ottantina di minuti da Londra. Il paesaggio era assai spettrale e il ricco sottobosco che all’epoca ricopriva i dintorni lo rendeva ancora più adatto per la fotografia.
Mentre i bizzarri colori della copertina si devono all’uso della pellicola Kodak Aerochrome, una pellicola pensata per le fotografie aeree che permette di ottenere tinte abbastanza disturbanti [l’effetto si può ricreare anche in digitale]. La tinta rosacea e surrealista della copertina si deve proprio a questa trovata: la pellicola fu poi fatta bollire e congelata per rendere l’immagine sgranata e poco definita.

Gli altri elementi della copertina di Black Sabbath: il logo e il criticato interno della custodia
Curiosamente, alla band non fu chiesta assolutamente nessuna opinione su come avrebbe dovuto essere il packaging del loro album: il disco fu presentato loro semplicemente già impacchettato. D’altra parte, i Black Sabbath erano una band emergente (basti pensare che l’intero album fu registrato in un solo giorno) e l’etichetta Vertigo non si sentiva di dover avere molti riguardi nei loro confronti.
Il logo dei Black Sabbath che compare in copertina fu dunque disegnato in tutta autonomia da un vecchio compagno di corso di Macmillan, Sandy Field. La stessa persona ebbe l’idea di inserire nella grafica all’interno della custodia una croce rovesciata che contenesse i crediti del disco, ma anche una strana poesia scritta da un assistente di Macmillan.

L’idea era quella di rendere il disco ancora più inquietante, ma finì per associare la giovane (e ignara) band agli ambienti satanisti e occultisti. Cosa che non piacque ad alcuni membri del gruppo. Ciononostante, questa insolita, bizzarra e inquietante copertina contribuì a generare l’alone di mistero legato a questo celebre album.
Voi che ne pensate della leggendaria copertina del disco Black Sabbath? La conoscevate? Cercherete di ricreare la sua inquietante atmosfera in uno dei vostri prossimi progetti?
