Creare grafica chiara per la stampa: Il colore

Creare grafica chiara per la stampa: Il colore

Ciro Esposito Pubblicato il 4/2/2019

Quando prepariamo il documento grafico che verrà stampato, un elemento utile è il colore. Con il colore aiutiamo il lettore ad orientarsi — mettendo in evidenza aree della pagina — e lo predisponiamo già a un certo stato d’animo.

Il colore è però un elemento molto soggettivo, sia del punto di vista fisico (la luce che gli oggetti riflettono e le proprietà del sistema visivo di chi guarda), che dal punto di vista culturale e simbolico.

L’insieme delle frequenze della luce è racchiuso nel cosiddetto spettro elettromagnetico. Ogni colore corrisponde a una frequenza e l’occhio umano riesce a distinguere solo una parte di queste frequenze. Newton fu il primo a descrivere i colori dal punto di vista scientifico e a collegarli alla luce. Newton fu anche il primo, per mezzo dei suoi esperimenti coi prismi, a rappresentare lo spettro visibile dei colori, quello dell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto).

La maggioranza dei mammiferi ha una visione dicromatica, riesce a distinguere la coppia di colore bianco-nero e quella giallo-blu. Gli esseri umani (e le scimmie) hanno una visione tricromatica, alla bianco-nero e giallo-blu si aggiunge la capacità di distinguere il rosso e verde. Il meccanismo di visione dei colori del nostro cervello è basato su coppie antagoniste.

Josef Albers, pittore e docente alla Bauhaus, scrive nel suo Interazione del colore[1]:

Se qualcuno dice “rosso” davanti a cinquanta persone in ascolto, è prevedibile che ciascuno interpreti il colore a suo modo e che questi cinquanta rossi siano molti diversi tra loro. I colori si presentano in flusso continuo, in costante relazione con il contesto.

Le caratteristiche del colore? Tinta, luminosità e saturazione

La differenza tra un peperone rosso e uno verde è chiara. L’ortaggio è lo stesso, il colore è nettamente diverso. Se invece accostiamo un peperone verde a una zucchina, notiamo che entrambi sono verdi, ma uno è più scuro l’altro è più chiaro. I colori si differenziano uno dall’altro sulla base di tre caratteristiche[2] distinte:

  • tinta
  • luminosità
  • saturazione

La tinta è il corrispondente di quel che viene chiamato comunemente “colore”: rosso, verde, giallo.

La luminosità è la misura in cui un colore si presenta chiaro o scuro, luminoso o cupo ed è legata fisicamente alla quantità di luce riflessa dalla superficie.

La saturazione descrive l’intensità o brillantezza di un colore. Un colore saturo è molto intenso, i colori opachi (o pallidi, sbiaditi) sono considerati denaturati.

Un’altra caratteristica del colore è la temperatura. L’associazione di caldo o di freddo a un colore è perlopiù convenzionale. Consideriamo il rosso o l’arancione colori caldi e il blu o il verde un colore freddo, ma non sempre le cose blu sono fredde (e viceversa); basti pensare alla fiamma dei fornelli del gas.

Mescolanza dei colori

Lo spettro visibile (quello dell’arcobaleno) è rappresentato da soli 7 colori. Tutti gli altri colori che vediamo si ottengono mescolandone due o più. Le mescolanze possono essere di due tipi:

  • Mescolanze additive, quando si somma luce con luce;
  • Mescolanze sottrattive, quando sottraggo luce.

Le mescolanze additive usano luci colorate, come lo schermo di un televisore fatto di luci rosse, verdi e blu (RGB). Se in un’area dello schermo sono illuminate le luci rosse vedrò il rosso, se sono illuminate anche le luci verdi vedrò il giallo.

Le mescolanze sottrattive avvengono invece con i colori solidi, come gli inchiostri. In questo caso c’è una sottrazione di luce. La luce naturale contiene tutte le lunghezze d’onda. Il pigmento giallo riflette quelle corrispondenti al giallo e una parte di quelle verdi, assorbendo le altre (rosso, arancio e blu). Il pigmento blu riflette quelle corrispondenti al blu e una parte di quelle verdi, assorbendo le altre (rosso, arancio e giallo). Mescolando i due colori continueranno ad assorbire (e quindi sottrarre) le lunghezze d’onda che assorbivano in precedenza, in più il blu verrà assorbito dalla componente gialla, il giallo dalla componente blu. L’unica lunghezza d’onda che resta è quella del verde.

Il colore: tra percezione, psicologia e applicazione

Il colore è un fenomeno percettivo. È associato all’idea che noi abbiamo di un oggetto ed è legato ad esso.

Il colore è in grado di alterare il sapore di cibi e bevande. Rifiutiamo i cibi che si presentano con un colore diverso da quello che ci aspettiamo sia, anche sapendo che le proprietà nutritive sono le stesse. I colori hanno effetti diretti sui nostri stati d’animo. Una valigia nera viene percepita più pesante di un’altra uguale bianca.

Capire il colore e le associazioni che provoca è fondamentale. Il significato che attribuiamo ai colori cambia a seconda delle nazioni e cambia con il passare del tempo. È una questione storica e culturale. Il blu oggi è spesso associato alla calma e alla tranquillità, ma non era così per i romani ai tempi dell’antica Roma, quando «vestirsi di blu era considerato sminuente, eccentrico oppure segno di lutto»[3].

Se da solo un colore assume un suo significato e delle sue proprietà, affiancato ad altri colori tutto si amplifica e moltiplica, e a volte cambia. Il primo ad intuire gli aspetti psicologici relativi alla visione di un colore fu Goethe. Il chimico francese Chevreul fu il primo a trasformare le idee di Goethe in qualcosa di pratico. Chevreul, nominato direttore del reparto tinture di un’importante fabbrica di tessuti a Parigi, si scontrò con un problema di percezione. Il nero dei disegni ricamati sulle stoffe a tinta unita sembrava cambiasse a seconda del contesto: appariva verdastro su fondo rosso, e giallastro su fondo blu. Il colore era lo stesso, la percezione diversa era negli occhi di guardava. Chevreul si mise quindi a studiare i vari tipi di contrasto.

Chevreul capì che l’unico modo per risolvere il problema di percezione è barare. Se un grigio messo sopra a un rosso risulta troppo verdastro, sarà sufficiente aggiungere un al filato grigio un pizzico di rosso per farlo apparire davvero neutro[4]. Chevreul parla di contrasto simultaneo.

I suoi studi sui principi di armonia e contrasto fra colori e sulla loro applicazione nelle arti diventano poi un libro[5], riferimento per generazioni di artisti.

Relazioni tra i colori: le teorie cromatiche

Fin dai tempi di Itten[6] quando parliamo di combinazione dei colori parliamo di armonia. Prima di Itten le teorie cromatiche erano basate su cerchi (come quello di Newton, o di Goethe, o di Harris) con colori isolati dove non se ne analizzava il rapporto e i legami.

Ruota dei Colori di Itten
Ruota dei Colori di Itten

Itten si interessa anche di ciò che accade all’interno del cerchio, mostrando come da tre tinte piatte (giallo, rosso e blu) si generassero le secondarie e le terziarie.

 

Studio dei Colori di Itten
Indaga sulle relazioni dei colori rispetto alla posizione sulla ruota del cerchio cromatico. La combinazione di colori che sulla ruota risultano vicini dà una maggiore armonia e correlazione, al contrario la combinazione tra colori distanti dà maggiore contrasto.

Itten individua sette tipi diversi di contrasto:

  • Contrasto di colori puri, il più semplice dei sette. Si crea con l’accostamento di qualsiasi colore al punto più alto di saturazione;
  • Contrasto di chiaro e scuro, nel quale vengono accostati colori con diversi gradi di luminosità;
  • Contrasto di freddo e caldo, dove vengono accostati colori in base alla componente termica;
  • Contrasto dei complementari, dove vengono accostati due colori che mescolati danno grigio-nero neutro, come ad esempio giallo-viola, giallo/arancio–blu/viola, arancio–blu, rosso/arancio–blu/verde, rosso–verde;
  • Contrasto di simultaneità, è quel fenomeno per cui il nostro occhio, sottoposto a un dato colore, ne esige contemporaneamente (simultaneamente) il complementare e, non ricevendolo, se lo rappresenta da sé (come ne scrisse Chevreul citato sopra);
  • Contrasto di qualità, avviene accostando colori intensi e luminosi con colori smorti e offuscati;
  • Contrasto di quantità, basato sul quantitativo tra due o più colori. È l’opposizione di “molto e poco”, di “grande e piccolo”. [7]

Studio dei Colori di Itten

Tra tutti Itten dedica molta attenzione al “contrasto di quantità”. Se ogni colore possiede un suo valore luminoso caratteristico, le differenti quantità di luce dovrebbero equilibrarsi. Equilibrandosi si ottiene l’”armonia cromatica”.

Per spiegare meglio la questione Itten realizza un nuovo cerchio dove i sei colori principali occupano uno spazio inversamente proporzionato alla quantità di luce che riflettono. Ad esempio, il rosso e il verde hanno la stessa luminosità e occupano lo stesso spazio, mentre il giallo essendo tre volte più luminoso occupa un terzo dello spazio del viola.

La ruota dei colori

Studio dei Colori di Itten
Muovendoci sulla ruota dei colori, Itten, individua alcune associazioni e contrasti più «armonici»:

Analoghi

I colori che si trovano uno accanto all’altro.

Studio dei Colori di Itten

Complementari

I colori che ritrovano uno di fronte all’altro.

Studio dei Colori di Itten
Triade

Tre colori separati da una distanza uguale sulla ruota dei colori. Il contrasto, in questo caso, non è forte come quello tra i complementari.

Studio dei Colori di Itten
Rettangolo

Due coppie di complementari.

Studio dei Colori di Itten
Complementari divergenti

Uno schema a tre colori, dove non si utilizza il colore direttamente di fronte, come per i complementari, ma quello a sinistra e destra.

Studio dei Colori di Itten
L’armonia teorizzata da Itten ha avuto molto successo e ancora oggi è alla base di molti manuali di marketing e design. Il colore, come ricorda Falcinelli nel suo Cromorama non è un sistema chiuso e autosufficiente che funziona a prescindere dagli uomini.

L’idea che esista un’armonia a priori è dunque falsa […] Per quanto si possa suggerire che la contrapposizione fra rosso e nero sia più marcatamente seducente di quella fra verde e beige, si può avere ragione novantanove volte su cento, eppure ci sarà sempre l’occasione in cui un verde col beige si rivelerà formidabile e perfetto. È il gioco del talento e della sensibilità. Nella costruzione del colore non conta allora l’armonia, quanto avere una storia da raccontare.[8]

Conclusioni

Quando gestiamo layout complessi, il colore ci può aiutare a distinguere vari tipi di informazioni e a stabilire delle relazioni. I colori possono aiutare a individuare componenti del testo (titoli, sottotitoli, menu di navigazione), o sezioni specifiche.

In questa mappa di Parigi, realizzato dallo studio Graphéine, il colore viene usato per evidenziare le varie sezioni. Per rafforzare il concetto, il colore dei titoli cambia con cambiare della sezione.

Per essere efficace la palette dei colori non dovrebbe essere troppo numerosa, per non confondere il lettore, costringendolo a memorizzare troppe associazioni tra colore e informazione.

Sotto una serie di manifesti il Centre du Théâtre d’Aujourd’hui, in Canada. Per tutto il materiale promozionale della stagione 2017-18, il Centre ha utilizzato solo due colori, anche per le foto.

Risorse utili

Tre risorse utili sul colore:

  • Adobe Color, che permette di creare, salvare e condividere (se si ha un abbonamento Creative Cloud) palette di colori;
  • Color Hunt, una collezione di palette di colori da utilizzare per i proprio progetti;
  • Coolors, un servizio online (è disponibile anche l’app), che permette, come Adobe Color, di creare salvare e condividere palette di colori. Coolors è possibile integrarlo, come plugin, all’interno dei software Adobe.

[1]            Interazione del colore è stato pubblicato per la prima volta nel 1963. È una sintesi delle lezioni sulle proprietà del colore tenute da Josef Albers nelle università americane.

[2]            Bressan P., Il colore della luna, Editori Laterza, Bari, 2007

[3]            Pastoureau M., Blu. Storia di un colore, Ponte delle Grazie, 2008, Milano

[4]            Falcinelli R., Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo, Einaudi, Torino, 2017

[5]            Chevreul M., The principles of harmony and contrast of colors , 1839

[6]            Testo fondamentale di Itten è Arte del colore, pubblicato per la prima volta nel 1961.

[7]            Per approfondire consiglio la lettura de I sette contrasti cromatici di Antonella Colombo su Sofonisba

[8]            Falcinelli R., Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo, Einaudi, Torino, 2017