Breve storia dei Grotesque

Breve storia dei Grotesque

Ciro Esposito Pubblicato il 2/24/2021

I primi caratteri mobili — nati in Germania alla metà del 1400 — si ispiravano alla scrittura manuale “gotica” dei monaci amanuensi tedeschi dell’epoca. Un esempio di quel tipo di font è il Textura, con cui Gutenberg stampò la Bibbia nel 1455.

Nel 1470 appare a Venezia il Jenson, di Nicolas Jenson, un carattere tipografico più vicino alla forma di scrittura degli amanuensi italiani.

Fino all’inizio del 1800 i caratteri tipografici avevano tutti dei tratti terminali appuntiti, curvi o arrotondati. Erano tutti serif. Negli anni le grazie dei serif sono cambiate, sono diventate prima più geometriche (Baskerville, Bodoni, Didot) e poi più sottili e squadrate con gli slab serif (o anche detti egiziani). Gli egiziani esordiscono nel 1815 con il Figgins Antique. Il primo carattere con terminali netti, e senza ornamenti, appare nel 1816 nel catalogo di di William Caslon, sotto il nome di egiziano: Two Lines English Egyptian.

I primi sans-serif

Nel 1832, nel catalogo del tipografo inglese Vincent Figgins, appare un altro carattere con le stesse caratteristiche dell’”Egyptian” di Caslon, il Figgins Sans Serif, con un nome che andrà a definire un’intera tipologia di caratteri tipografici. Nello stesso anno il tipografo inglese William Thorowgood mette in commercio il Seven Lines Grotesque (o anche Thorowgood Grotesque)[1]. Anche il nome del font di William Thorowgood definirà poi un’intera tipologia di caratteri tipografici, i sans-serif del 1800.

Di recente la fonderia Commercial Type ha realizzato una versione digitale del Seven Lines Grotesque di William Thorowgood

Gli egiziani e i primi grotesque sono nati per fare fronte alle esigenza dell’emergente mercato della pubblicità, che richiedeva testi vistosi, che catturassero l’attenzione. Sia il Figgins Sans Serif che il Thorowgood Grotesque erano composti solo da lettere maiuscole.

In quegli anni cominciarono a diffondersi vari grotesque ed è difficile determinarne l’origine. Non era raro trovare lo stesso font venduto da fonderie diverse, con nomi diversi. Nel 1890 la fonderia tedesca Shelter & Giesecke realizza il Breite Grotesk, con anche lettere minuscole, e nel 1898 la fonderia tedesca Berthold rilascia una prima versione dell’Akzidenz-Grotesk. Negli anni l’Akzidenz-Grotesk subirà alcune modifiche, influenzate dalle varie acquisizioni della Berthold. La più significativa è dovuta all’acquisizione della fonderia Theinhardt, di Ferdinand Theinhardt. L’Akzidenz-Grotesk inglobò alcune soluzioni del Royal Grotesk di Theinhardt, rendendolo più pulito e lineare. L’Akzidenz-Grotesk divenne così il primo sans-serif a raggiungere una notevole popolarità, creando di fatto un mercato per quel tipo carattere tipografico, considerato oggi il progenitore di quasi tutti i grotesque moderni.

L’influenza dell’Akzidenz-Grotesk

Akzidenz-Grotesk — che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna era chiamato anche Standard — influenzerà il primo grotesque americano, il Franklin Gothic, e uno dei font più conosciuti e popolari, l’Helvetica.

Lo specimen dell’Akzidenz-Grotesk del 1956.

Il Franklin Gothic è stato realizzato dalla fonderia Morris Fuller Benton nel 1904. Il nome gotico non deve far confondere, i gotici americani sono una variante dei grotesque europei. È probabile che all’epoca abbiano derivato il nome dai gotici medievali più per connotazioni legate al significato della parola gotica — la non familiarità con quel tipo di forme e il loro essere molto scure — che per somiglianza[2].

I gotici americani si differenziano, in alcuni dettagli, dai grotesque europei. Hanno forme più semplici e aperte, e un minore contrasto. Tendono anche ad essere più slanciati e meno sinuosi. Oltre al Franklin Gothic rientrano in questa categoria anche il News Gothic (1908) e il Trade Gothic (1948)[3].

Sotto due immagini che evidenziano le differenze tra gotici e grotesque (tratte da un post di Stephen Coles su Quora).

Font gotici americani

 

Font grotesque europei

Helvetica

Il design dell’Helvetica, realizzato dal tipografo svizzero Max Miedinger nel 1957, è in buona parte ispirato proprio all’Akzidenz-Grotesk.

Differenze tra Akzidenz-Grotesk ed Helvetica

L’Helvetica è ancora oggi un font popolarissimo. Nel 2007, per i suoi 50 anni gli è stato dedicato un documentario da Gary Hustwit. È impossibile muoversi in qualche città o navigare sul web senza imbattersi nell’Helvetica. Negli anni è diventato sia simbolo di “design” — amato soprattutto da grafici come Massimo Vignelli — che di “pigrizia”, come spiega il type designer Bruno Maag in un’intervista su Eye on Design.

Nello stesso anno dell’Helvetica appare anche l’Univers di Adrian Frutiger e il Folio della fonderia tedesca Bauer. Quest’ultimo è quello che si rifà in maniera più precisa all’Akzidenz-Grotesk, con un’altezza della minuscola minore.

L’Univers è stato invece il primo font ad essere pensato fin dall’inizio per espandersi in più larghezze e pesi, con un totale di 21 stili diversi.

L’Helvetica, l’Univers e il Folio rientrano nella categoria dei neo-grotesque.

Dal 1800 ad oggi la “sete” di grotesk non si è ancora placata. Quasi tutte le fonderie ne hanno almeno uno in catalogo. Come in molti ambiti e settori, anche nel mondo della tipografia la scelta si è decisamente ampliata e oggi è possibile scegliere tra molti grotesque. La stessa Monotype ha realizzato una versione aggiornata e più moderna dell’Helvetica, l’Helvetica Now.

Söhne

Una recente reinterpretazione dell’Akzidenz-Grotesk è stata realizzata dalla fonderia neozelandese Klim Type. L’idea di partenza del Söhne (2019) è stata la segnaletica della metropolitana di New York realizzata da Massimo Vignelli e Bob Noorda.

Una moderna reinterpretazione Akzidenz-Grotesk ad opera della type foundry neozelandese Klim Type

Koopman

Nel 2018 la fonderia inglese Fontsmith ha provato a fare una sintesi, tra i grotesque inglesi, tedeschi[4] e i gotici americani, realizzando il Koopman.

Il Koopman della fonderia inglese Fontsmith

Theinhardt

Nel 2009 la fonderia svizzera Optimo rende omaggio a Ferdinand Theinhardt realizzando un font che porta il suo nome. Theinhardt, come abbiamo visto sopra, è l’autore del suo Royal Grotesk, font che contribuì al successo dell’Akzidenz-Grotesk.

Theinhardt di Optimo

[1]            Di recente la fonderia Commercial Type ha realizzato una versione digitale del Seven Lines Grotesque di William Thorowgood.

[2]            Paul McNeil, The Visual History of Type, Laurence King, Londra, 2017

[3]            Stephen Coles, The Geometry of Type: The Anatomy of 100 Essential Typefaces, Thames & Hudson, Londra, 2016

[4]           Grotesk è la traduzione tedesca della parola grotesque